2015-07-11 00:00:00

Il Papa in Paraguay. L'arcivescovo di Asunción: un regalo di Dio


In Paraguay è esplosa la gioia per l'arrivo del Papa. Su questa visita, la nostra inviata Linda Bordoni ha intervistato l’arcivescovo di Asunción, mons. Edmundo Ponciano Valenzuela Mellid:

R. – Abbiamo veramente aspettato tanto questo momento. Finalmente, con grande gioia, siamo arrivati a questa visita che per noi è un regalo di Dio, che noi non ci aspettavamo, perché siamo un piccolo Paese: un Paese cattolico, mariano, di profonda fede, con una struttura ecclesiale povera, ma che può essere migliorata da quello spirito missionario che il Papa Francesco ci donerà.

D. – Ho percepito tanta partecipazione di tutti, di tutta la popolazione, qui ad Asunción…

R. – Per me, questa è veramente l’educazione del nostro popolo e una grande evangelizzazione. L’incontro con il Papa è cominciato con questa preparazione: ognuno si è assunto tre impegni. Il primo impegno, la preghiera: abbiamo chiesto a tutti, a tutte le famiglie, di fare una preghiera per questa visita. Il secondo impegno, l’informazione: quindi sapere chi ci visita; chi è questo Papa; conoscere la storia dei Papi, degli ultimi Papi che abbiamo avuto e che sono eccellenti; ma informazione anche su cosa significa la presenza della Chiesa nel mondo. Un’informazione esatta e precisa sugli scopi di questa visita, perché c’è tanta disinformazione e anche alla Chiesa si fa dire qualcosa che non ha detto. Il terzo impegno, l’organizzazione: un’organizzazione responsabile, gioiosa, serena e di solidarietà. Posso dire che ho visto in tutte le comunità, in tutte le diocesi, in ogni parrocchia e soprattutto qui nell’arcidiocesi di Asunción una partecipazione eccezionale, come mai nella storia del Paraguay.

D. – Vedo anche tanta gioia…

R. – E’ vero! La gioia scaturisce subito da uno spirito pronto. Abbiamo anche chiesto ai parroci la disponibilità di confessare, di cercare di fare in modo che le persone possano avere il perdono e la misericordia di Dio. Da questo cuore esce questa gioia, che tutti noi stiamo vedendo.

D. – Cosa spera che lascerà, con voi, questo Papa quando partirà domenica sera?

R. – Il Papa ci lascerà una comunità cristiana, cattolica. Ci lascerà una Chiesa più unita; una Chiesa più missionaria, una Chiesa più sensibile all’ecologia e alla protezione del Creato; una Chiesa che accompagna i campesinos, gli indigeni, i poveri; una Chiesa più aperta anche al dialogo multiculturale; una Chiesa veramente di Gesù Cristo, come segno della salvezza per tutti, senza alcuna discriminazione. A livello di Stato e di governo, noi ci aspettiamo e ci auguriamo una vera riconciliazione tra i politici che in questo momento, con questa campagna per le elezioni municipali, sono in contrapposizione e certamente non viviamo una educazione politica molta buona. Ci aspettiamo che i politici possano capire che la buona politica è fatta di dialogo e di capacità di affrontare i problemi non con “parolacce”, ma con la razionalità e con l’amorevolezza. Speriamo quindi che riescano a pensare non tanto ai loro particolari interessi, ma al patriottismo, all’interesse nazionale, al bene comune, alla dignità di ogni persona umana e soprattutto al bene delle famiglie.

D. – Il Paraguay potrebbe essere un paradiso per le sue risorse, per l’energia, per quello che avete, ma non lo è per tutti!

R. – Effettivamente il Paraguay ha tante risorse: la produzione agro e zootecnica, il Paraguay è il quarto Paese nel mondo per l’esportazione di bestiame; la produzione di soia… Abbiamo una terra e un sole così bello e così adatto per una agricoltura che potrebbe soddisfare la fame nel mondo: certo, esagerando un po’… Abbiamo due dighe importantissime, quella di Itaipú  e quella di Yacyretá, che rappresentano veramente una risorsa fondamentale  in aeternum per il benessere stesso del Paese. Quando però c’è una politica corrotta, quando queste risorse non arrivano all’istruzione, alla salute, alla popolazione indigena per la loro produzione agricola, la produzione familiare o quando arrivano semplicemente in alcune tasche, allora non possiamo avere che ingiustizia e diseguaglianza. Aspettiamo che il Papa ci dica: “Siete un Paese bellissimo! Con una popolazione di sette milioni di abitanti potete fare un paradiso! Ma questo è compito vostro!”.








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