2015-07-11 13:01:00

Grecia. Sì del Parlamento a Tsipras, accordo più vicino


Piace ai creditori internazionali il piano che Atene ha presentato ieri e che prevede tagli da 13 miliardi in due anni. La proposta è stata preliminarmente valutata questa mattina, in vista della riunione dell’Eurogruppo, in programma oggi pomeriggio. Tsipras ha ottenuto anche l’ok del Parlamento greco, con 251 sì, 32 no e 8 astenuti. Per un’analisi degli argomenti più caldi della bozza, giudicata “esauriente”, Roberta Barbi ha sentito Francesco De Palo, direttore della rivista on-line “Mondo greco”:

R. – I tagli alla difesa sono nell’ordine di cento milioni, anziché dei 200 chiesti dalla troika con comprensibile risentimento del ministro della Difesa, Kammenos, dal momento che la Turchia sta facendo uno sconfinamento a settimana, con i suoi caccia F16. Questo è un primo scoglio. Il secondo riguarda le pensioni: via le baby-pensioni, via i prepensionamenti, allungamento dell’età pensionabile fino a 67 anni entro il 2019 con i sindacati sul piede di guerra. Ma la mossa è politica. Tsipras legittimamente fa una scelta: tra la troika e il suo elettorato sceglie la troika.

D. – Com’è l’umore della popolazione? Abbiamo visto persone di nuovo in piazza dopo la spaccatura interna di Syriza…

R. – Ieri, mentre la Camera votava, alcuni sono scesi di nuovo in piazza capeggiati dal sindacato del Pame e sono gli integralisti di Syriza, cioè quelli che hanno votato Siryza convinti che il programma annunciato a dicembre fosse il discorso di Salonicco: cioè, no austerità, no a nuovi tagli, una solidarietà sociale per andare incontro a un terzo dei nuovi poveri di oggi che sono gli imprenditori, oltre agli operai e disoccupati. Questa piattaforma programmatica non c’è più, quindi il voto del parlamento di Atene va nella direzione della troika, va nella direzione dell’austerità. Quindi, domani mattina si aprirà un problema politico interno a Tsipras e se alcuni ministri dovessero dimettersi lui dovrebbe andare a un governo di larghe, larghissime, intese e sarebbe un governo simile a quello in carica fino a dicembre.

D. – Nella riunione di oggi dell’Eurogruppo sarà braccio di ferro sulla riduzione del debito?

R. – Io credo che lo scoglio ancora oggi sul tavolo sia proprio questo: cioè, non è tanto il piano “lacrime e sangue” che l’Europa ha imposto a Tsipras tramite i consiglieri economici di Hollande, mandati ad Atene a redigere proprio questo piano, ma il famoso “haircut”: cioè questo debito, questo programma non è sostenibile per le casse greche, semplicemente perché la Grecia non ha una produzione industriale. Questo piano poteva essere migliore o peggiore, ma il nodo è il debito strutturale ellenico: questi 350 miliardi di euro non sono rimborsabili dalla Grecia. Sarebbe servito un memorandum più lieve con tagli dove sono stati fatti, ma con investimenti sulla produzione, sulla ripresa, per fa sì che la Grecia producesse qualcosa tramite cui provvedere poi alla restituzione del debito.

D. – Domani, dovrebbe essere convocata la riunione dei 28: la Germania la reputa “necessaria” per condividere la responsabilità delle scelte fatte. Qualunque sia la decisione, l’Unione Europea deve comunque interrogarsi sulla sua politica?

R. – L’Unione Europea non è che deve interrogarsi sulla sua politica, l’Unione Europea deve cambiare politica perché oggi abbiamo regole uguali per Paesi diversi. Oggi, abbiamo un continente che non parla la stessa lingua alla voce “difesa”, alla voce “economia”, alla voce “sviluppo”. I patti non erano questi. Il problema di fondo è che le regole devono essere certamente rispettate, ma i Paesi europei sono ancora molto diversi tra loro. Allora, se il modello ipotizzabile deve essere quello della federazione di Stati Uniti d’Europa, bisogna certamente mettere questi Paesi nelle condizioni di marciare alla stessa velocità: l’Europa può rinascere se muore in Grecia.

D . – Se la prossima settimana riapriranno le banche cosa succederà?

R. – Ci sarà una calca di cittadini, le Forze dell’ordine sono state già precettate per questo, ma io non sono sicuro che le banche potranno riaprire se non ci sarà un’iniezione di liquidità da parte della Bce. I greci oggi sono spaventati perché anche con le banche aperte i pensionati torneranno a ritirare quella pensione minima di 400 euro che molti di loro hanno. I ricchi in Grecia i denari li hanno portati già via nel 2012. Non illudiamoci che oggi siano rimasti ricchi benestanti in Grecia. Oggi, spetta alla politica dare un cenno, dare un segno: il cenno deve essere di continuità con i padri fondatori dell’Europa, non di rottura con quella famiglia europea.








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