2015-07-10 13:11:00

Grecia: reazioni positive a riforme, forse accordo più vicino


Prime reazioni positive alla bozza di riforme presentata dalla Grecia: “Un programma serio e credibile”, l’ha definito il presidente francese Hollande. “Va nella direzione giusta”, ha detto il presidente dell’Europarlamento, Schultz. Oggi il primo esame dei vertici europei, ma secondo indiscrezioni un accordo potrebbe essere raggiunto già domani: in questo caso sarà possibile il prestito ponte. Nel "pacchetto" nuove tasse, l’aumento dell’Iva e un ritocco del sistema pensionistico. Per un commento sugli sviluppi, Roberta Barbi ha intervistato l’economista dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, Giacomo Vaciago:

R. – E’ chiaro che l’interesse comune di tutti, greci compresi, è che la Grecia resti nell’Europa, però è indispensabile che un Paese abbia i benefici dell’Unione e della moneta comune. Ricordiamoci che grazie alla moneta, una buona economia di mercato migliora. Come la definiamo? Un’economia dove c’è il rispetto della legge, dove le tasse vengono pagate, dove i corrotti vanno in galera. Questo è ciò che da anni si è chiesto alla Grecia di fare, perché altrimenti i benefici dell’Euro non te li "regala" nessuno. Quello che adesso Tsipras, forse, incomincia a capire, è che le riforme gli si chiedono affinché i soldi che poi l’Europa gli presta, li impieghi bene! Se no non capisco perché dovremmo fare sacrifici per darli a un Paese che li spreca senza ricavarne alcun beneficio!

D. – Tsipras oggi ha chiesto al Parlamento il mandato per trattare con i creditori, ma il popolo che ha appoggiato la sua politica al referendum come prenderà questo pacchetto di riforme?

R. – Il referendum è un referendum che Tsipras ha personalmente vinto. Bisogna ricordare che "Siryza" è una coalizione e che non ha la maggioranza dei voti in parlamento ad Atene, e quindi ha rinforzato il potere negoziale di Tsipras non a Bruxelles ma in casa. Adesso Tsipras non ha più scuse. Le ipotesi che fanno i politologi è che male che vada fa un governo di unità nazionale.

D. – Con le riforme si profila davvero il rischio della recessione per il Paese?

R. – No! Le riforme hanno costi politici. Rispettare la legge è austerity? Io spero che rispettare la legge faccia crescere il Paese. Il dramma della Grecia è che è un Paese che non attira investimenti: per crescere, bisogna far sì che i migliori del mondo vogliano venire a casa tua.

D. - Da sciogliere resta il nodo del debito pubblico. Il premier ellenico considera centrale cancellarne una parte, per la Merkel è fuori discussione…

R. – Debiti insostenibili si rendono tali con la crescita. Nessuno vuole indietro i soldi dalla Grecia, bastano che siano liquidi i titoli, che abbiano mercato e soprattutto che paghi le cedole. Se la crescita rende sostenibili un debito così pesante, se ci fossimo fidati veramente del governo greco, 5 anni fa, andava consolidato e "dimenticato". È  inutile negoziare 7 miliardi al mese, non ci sono! Tanto vale dire: te ne abbono il 20 per cento.

D. – Le borse però si sono rialzate: è un segnale positivo?

R. – Attenzione, le borse in questo momento sono confuse se guardare Atene o Shanghai. Se sei ottimista vedi che i governi continuano a esistere e quindi poi le situazioni le trovano. Stiamo pagando i governanti per risolvere i problemi. Se, viceversa, sei pessimista, vedi tanti di quei problemi irrisolti perché ce li abbiamo ancora tutti. Il dramma vero è che la Grecia nel suo piccolo è stata la lente di ingrandimento: l’Europa non riesce a governarsi. Il problema vero è che il bene comune è mettersi d’accordo. Litigare non è mai un modo per risolvere i problemi. Noi abbiamo una serie di ragioni per tenere la Grecia nell’Euro e nell’Europa anche strategiche, geopolitiche - non a caso Washington telefona un giorno sì e anche il giorno dopo - ma, attenzione, abbiamo soprattutto bisogno che i greci imparino che le leggi vanno rispettate: non le leggi tedesche, quelle greche!








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