Sono i genitori i primi testimoni, i primi “guardiani” di una vocazione. È il messaggio centrale emerso dal Congresso vocazionale europeo, svoltosi dal 6 al 9 luglio a Praga. Il tema dell’appuntamento continentale, promosso dal Ccee, era “Come accompagnare i giovani al sacerdozio e alla vita consacrata nella famiglia oggi”. L’evento, con quasi 70 partecipanti (19 Paesi rappresentati, compresi gli Usa), tra cui 9 vescovi - riferisce l'agenzia Sir - ha “permesso il conseguimento di un duplice obiettivo”, come spiega una nota dei promotori: “Favorire, tra gli addetti al lavori, il confronto sulle differenti realtà vocazionali nelle rispettive nazioni”, “la condivisione di fatiche e ostacoli, la preghiera per le vocazioni”; e, secondo, “il suggerimento di criteri e orientamenti per il servizio vocazionale”.
Il contributo al prossimo Sinodo sulla famiglia
È emerso in particolare “il desiderio di poter offrire alcuni input di riflessione,
da far pervenire ai Padri sinodali, in vista del prossimo Sinodo sulla famiglia”.
Significativa la testimonianza di fede portata da un giovane presbitero ceco, don
Kamil Skoda, insieme ai suoi genitori, raccontando la loro esperienza sul tema “Quale
influenza può avere la famiglia sulla vocazione sacerdotale”.
Educazione alla fede della famiglia e accoglienza vocazionale
Durante le giornate di Praga è giunta anche la testimonianza di don Jan Balik, direttore
per la pastorale giovanile della Repubblica Ceca, che si è focalizzato sul “servizio
della Chiesa ai giovani nel periodo comunista”. Don Filip Hacour, direttore per la
pastorale delle vocazioni del Belgio (area fiamminga), ha offerto una riflessione
sulla realtà della famiglia, dei giovani nel contesto della secolarizzazione. Tra
i relatori i coniugi Attilio Danese e Giulia Paola Di Nicola, entrambi docenti presso
l’Università di Chieti (Italia), i quali hanno proposto una lettura della situazione
socioculturale della famiglia in Europa: “Criteri e orientamenti per un’educazione
alla fede e un’accoglienza vocazionale”.
I genitori non sono promotori della vocazione dei figli
A partire dai alcuni dati sociologici e antropologici, hanno individuato le ragioni
soggiacenti all’attuale crisi del matrimonio e dell’istituzione familiare “cosicché,
individuate le cause, i giovani possano essere aiutati a ripensare al matrimonio nella
qualità e nelle motivazioni di questa scelta”. Una ulteriore relazione - “Come accompagnare
i giovani al sacerdozio e alla vita consacrata a partire dall’attuale contesto familiare”
- è stata introdotta da mons. Jorge Carlos Patròn Wong, segretario per i Seminari
della Congregazione per il clero. “I genitori - ha affermato - non sono promotori
della vocazione dei figli, né progettisti di essa, ma ne sono i primi testimoni, i
primi guardiani che vegliano, che incoraggiano e che confermano”. (R.P.)
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