Lo stallo politico-istituzionale che da quasi 14 mesi impedisce di eleggere un nuovo Presidente della Repubblica libanese sembra essere un problema di “politica interna”, ma in realtà si tratta di una questione di “politica estera”. Esso infatti è condizionato dai conflitti locali e regionali, a cominciare da quello siriano, e vi si riflettono le contrapposizioni tra entità e Stati sunniti e sciiti, guidati rispettivamente da Arabia Saudita e Iran. E' questo lo scenario delineato dal patriarca maronita Boutros Béchara Raï - riferisce l'ìagenzia Fides - durante un incontro con i rappresentanti della Lega Maronita in Australia, svoltosi ieri nella residenza patriarcale estiva di Diman.
L'errore dei contrapposti blocchi politici libanesi
L'errore – per il primate della Chiesa maronita - è quello di farsi condizionare dai
legami di dipendenza che ciascun gruppo mantiene con gli attori coinvolti nel complessivo
riposizionamento degli assi di forza regionali. Mentre dalla crisi istituzionale e
politica si può uscire solo mettendo l'interesse generale al di sopra degli interessi
personali o di gruppo.
I politici cristiani non riescono a individuare un candidato comune
Il delicato sistema istituzionale libanese riserva la carica di Presidente della
Repubblica a un cristiano maronita. I politici cristiani, sparsi in forze e schieramenti
politici contrapposti, non riescono a individuare un candidato comune su cui far convergere
i propri consensi. (G.V.)
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