2015-07-07 09:25:00

Bolivia: i fedeli in “allegra” attesa del Papa


Cresce l’attesa in Bolivia per l’arrivo domani pomeriggio di Papa Francesco. Il Santo Padre atterrerà direttamente dall’Ecuador nell’aeroporto di El Alto, oltre 4 mila metri sul livello del mare. L’arrivo è previsto alle 16.15 locali, le 22.15 in Italia. Due le città toccate nel viaggio, fino a venerdì: La Paz, sede del governo nazionale e la popolosa Santa Cruz de la Sierra, vitale centro economico del Paese. Lungo il tragitto che da El Alto lo porterà a La Paz, Francesco attraverserà in papamobile la periferia di questi due centri. E, a salutare “il loro Papa latinoamericano” durante il percorso ci saranno anche i fedeli della parrocchia “Santiago Apostol” di Munaypata in “allegra” attesa, come racconta - al microfono del nostro inviato Paolo Ondarza - il parroco don Andrea Mazzoleni:

R. – La gente della mia parrocchia è costituita da lavoratori dei campi, la maggior parte sono piccoli commercianti. Per noi ovviamente è un grande onore che il Papa ci visiti; noi boliviani siamo poi anche avvantaggiati, perché sappiamo che il Papa visiterà due città in Bolivia, rispetto al Paraguay e all’Ecuador. Quindi già questo è un grande onore. La gente poi riconosce che si tratta di un evento importante, eccezionale, la visita di un Papa dopo tanti anni, dopo quella nel 1988 di Giovanni Paolo II. Vedo che la gente sta vivendo con allegria l’attesa di questo incontro, come dice il motto che la Conferenza episcopale ha scelto “Con Francesco noi annunciamo l’allegria del Vangelo”. Vedo che la gente si sta interessando molto: anche tra i più lontani, tra quelli che in genere non partecipano alle attività parrocchiali, vedo che c’è un interesse, un desiderio anche solo di vedere un Papa;  spesso e volentieri sento dire: “Questo è uno dei nostri”, nel senso che è un Papa dell’America Latina.

D. – È vivo il ricordo della visita in Bolivia di Giovanni Paolo II?

R. – Sì certo, gli adulti ricordano questo incontro forte. È chiaro che la differenza tra le due visite sta nel fatto che Giovanni Paolo II è stato diversi giorni in Bolivia ed ha visitato parecchie realtà e città. La visita di Giovanni Paolo II è stata preparata con molto anticipo, mentre quella di Papa Francesco la chiamano una “visita lampo”: si è concretizzata tre, quattro mesi fa. Si fermerà solo quattro ore in La Paz e poi tutto il resto si svolgerà a Santa Cruz.

D. – 27 anni che un Papa non visita la Bolivia: questa sarà una visita breve, di circa 48 ore. Immagino siano tante le cose che la sua gente, la gente di La Paz, vorrebbe comunicare al Papa…

R. – È chiaro: una delle cose che la gente boliviana vuole comunicare al Papa è l’allegria. Ci sono molti giovani e molti bambini: loro manifestano questa allegria. Ci sono poi ovviamente non poche difficoltà, i problemi di un Paese arretrato, che si sta sviluppando a poco a poco. C’è il problema del narcotraffico che si sta espandendo sempre di più, c’è anche il problema della Madre Terra: il Papa ci ha regalato questa nuova Enciclica da approfondire.

D. – Come vorrebbe che questa visita incidesse sulla sua gente, sulla sua parrocchia in particolare, ma più in generale sulla Bolivia?

R. – Spero che questa visita aiuti tutti i fedeli a rafforzare la fede. La fede della mia gente è una fede semplice: questa è una cosa bella, ma quando una fede è semplice, molte volte si lascia anche distrarre... C’è una confusione grande nella mia gente tra la fede, la “Pachamama”….

D. – Che cosa vuol dire “Pachamama”?

R. – La “Pachamama” è in lingua quechua la realtà legata alla Madre Terra. La maggior parte della gente è legata a questa cultura bellissima. Però molte volte si crea confusione: ci sono culti, riti, legati alla Terra e c’è il rischio che considerino la Terra come Dio, e non come creatura. Questa confusione si scontra con alcune idee della fede cattolica. Di conseguenza, penso che la visita del Papa possa aiutare la mia gente a rendere più forte la propria fede.








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