2015-07-03 10:25:00

"Padiglione 25", esperienza rivoluzionaria in un manicomio


“Padiglione 25”, questo il titolo di un film documentario, in fase di realizzazione, che racconta l’autogestione, nel 1975 da parte di un gruppo di infermieri, di un padiglione del Santa Maria della Pietà. L’ex manicomio di Roma, il più grande d’Europa, che nel 1993 ospitava ancora 500 pazienti. Al microfono di Grazia Serra, sentiamo Massimiliano Carboni, che insieme a Claudia Demichelis, è autore del film:

R. – Nel 1975 il Padiglione 25 è luogo di un’esperienza singolare, l’autogestione da parte di un numero di infermieri della degenza di 30 pazienti. Siamo in un periodo particolare, siamo sotto il regime della legge Mariotti che introduce l’articolo 4: la possibilità di ricovero volontario. Siamo in anni in cui è necessario inventare nuove forme per ricostruire il rapporto tra i pazienti degli istituti manicomiali della società e in questo senso si hanno parecchie esperienze. Tra queste c’è quella di questo gruppo di infermieri che a noi è sembrata singolare perché è un po’ distante dalle altre esperienze in cui sono coinvolti professori universitari, piuttosto che psichiatri. Ecco questa è un’esperienza forse più avventurosa.

D. – Quindi voi vi siete concentrati molto anche sul ruolo dell’infermiere?

R. - Sì, diciamo che questo è l’aspetto che ci ha interessato di più perché l’esperienza del Padiglione 25 viene raccontata in un diario di 14 infermieri e lì ritroviamo due elementi interessanti. Il primo è il racconto finalmente della vita, delle esistenze dei ricoverati del Padiglione: finalmente tornano persone, vengono restituite le loro storie. Il secondo è che escono fuori prepotenti le figure degli infermieri che, confrontandosi con un ruolo completamente nuovo dentro il loro lavoro, escono fuori con le loro aspirazioni, le paure anche di iniziare cose nuove.

D. – Oltre agli infermieri chi saranno i protagonisti del documentario?

R. – Il film è in parte girato in forma di documentario e abbiamo intervistato tre degli infermieri che hanno partecipato a questa esperienza e il prof. Tommaso Losavio che è lo psichiatra, uno degli storici del gruppo basagliano di Trieste, che arriverà a Roma nel ’78-’80, dopo l’approvazione della legge Basaglia, e gli verrà affidato poi nel ’93 la chiusura definitiva del manicomio. Quindi una parte è un documentario vero e proprio con un’intervista molto tradizionale e un’altra parte è una fiction, un racconto di finzione in cui noi abbiamo ricostruito, parte del racconto che è presente nel diario.

D. – Padiglione 25 può essere uno spunto di riflessione sul diritto alla salute mentale e anche un’opportunità per riflettere sui pregiudizi che da sempre accompagnano il disagio mentale.?

R. – Secondo noi sì. Io dico noi perché c’è Claudia Demichelis che è l’antropologa che ha scritto insieme a me questo film. Secondo noi sì perché al centro della nuova terapia che gli infermieri scoprono giorno per giorno, in forma del tutto sperimentale, c’è la ricostruzione delle storie dei pazienti. Al di fuori di quello non c’è la storicizzazione del paziente e quindi non c’è la comprensione del paziente, non si capisce proprio perché è chiuso in quel manicomio. Secondo noi attraverso questa prassi e questa pratica si capisce bene per quale motivo è stata messa poi in questi anni al centro di queste terapie proprio questo: la costruzione della storia, delle relazioni. E quindi questa è una lezione fortissima. Noi lo abbiamo verificato raccontando questa esperienza proprio nei centri diurni o luoghi del genere. E ci si sono ritrovati molti degli addetti ai lavori, degli operatori del settore, quindi sì, crediamo che sia un modo per rileggere o comunque rinforzare alcune convinzioni intorno alle prassi di cura e di soluzione di patologie che prima venivano curate, anzi “rinchiuse” dentro ai manicomi.








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