2015-07-02 13:59:00

Referendum Grecia: avanti i "sì". Mons. Rossolatos: disperazione


Futuro della Grecia ancora in sospeso, a pochi giorni dal referendum che deciderà se accettare o no il piano di salvataggio proposto dai creditori. Il premier Tsipras ha chiesto ai greci di votare “no”, mentre il ministro delle Finanze Varoufakis si è detto pronto a dimettersi qualora non passasse la linea del governo. Il servizio di Michele Raviart:

“Aspettiamo il risultato del referendum. È ora che i greci decidano il loro futuro”. Il presidente della Commissione Europea Juncker attende insieme al resto d’Europa gli esiti della consultazione di domenica prossima. Secondo i primi sondaggi diffusi sulla stampa, gli elettori greci sono divisi a metà. Il 47% degli intervistati si dice favorevole al piano dei creditori, che prevede un nuovo finanziamento del debito in cambio di riforme. Contrario il 43%, schierato sulle posizioni del governo. “Qualora vincesse il ‘sì’ potremmo dimetterci”, dice il ministro delle Finanze Varoufakis, “ma lo faremmo in spirito di collaborazione con chi dovesse succederci”.  “Una vittoria del “no” non rafforzerà il negoziato”, sostiene invece il presidente dell’Eurogruppo Dijsselblom, e metterà Atene in una posizione difficile verso l’Europa. Mentre l’agenzia Moody’s taglia il rating dei titoli statali a “Caa3”, giudicando possibile il default, i negoziati restano quindi in stallo. Tsipras puntava a riaprire i colloqui già in questi giorni, per trattare su un nuovo piano di salvataggio da 30 miliardi di euro. Secco il no dell’Eurogruppo e della Germania. Si ricomincerà a trattare da lunedì, quando il popolo greco avrà preso la sua decisione.

 

Di una situazone "disperata" parla mons. Sevastianos Rossolatos, arcivescovo dei cattolidi di Atene, sentito da Alessandro Guarasci:

R. – Vedo - anche camminando per strada – i pensionati in fila fuori delle banche per prelevare soltanto 60 euro al giorno, e alcuni svengono per le ore che passano ad aspettare. Molti sono quelli che si alzano di notte e arrivano in banca alle 3 del mattino per essere i primi a prelevare i soldi. E’ una situazione veramente di disperazione. La cosa peggiore è che non si sa cosa accadrà da lunedì in poi.

D. – Lei si sente di dire qualcosa sul referendum del 5 luglio?

R. – La stazione televisiva statale cerca di convincerci a votare il ‘no’, secondo la posizione del governo. Tutte le altre stazioni televisive, però, fanno capire che uscire dall’euro sarà proprio la distruzione dell’economia. Quindi la gente non capisce, non sa cosa votare. Gli imprenditori si sono ribellati, perché capiscono che fuori dell’euro l’economia farà molta fatica a riprendersi, ci vorranno degli anni. Anche il sindaco di Atene e quello di Salonicco, apertamente, in televisione, invitano la gente a votare il ‘sì’, cioè a restare nell’euro.

D. – La gente, dunque, in questi giorni sta cercando semplicemente di accaparrare i beni di prima necessità - viveri, vestiti e così via – perché hanno paura per il futuro…

R. – Si vive in un’insicurezza totale. Anche le diocesi, le parrocchie devono pagare gli impiegati e non possono pagarli, perché non hanno soldi e se hanno soldi li devono depositare in modo elettronico nelle banche, dove la gente, però, non può andare a riscuoterli.

 








All the contents on this site are copyrighted ©.