2015-06-30 19:20:00

Eurogruppo straordinario per salvare Atene. Tsipras chiede 2 anni di aiuto


Eurogruppo in teleconferenza su richiesta di Atene per discutere il nuovo piano di salvataggio rilanciato dal governo greco dopo l’offerta in extremis del presidente della Commissione Ue Junker. Si punta ad arrivare ad un accordo entro la mezzanotte quando scadono i termini per il rimborso dei prestiti al Fondo monetario internazionale e il programma di aiuti Ue-Bce-Fmi. Risoluta la Cancelliera tedesca Merkel: nessun negoziato prima del referendum. Cecilia Seppia

Alexis Tsipras dopo un primo rifiuto ha risposto all’ultima chiamata di Jean Claude Juncker chiedendo un nuovo piano di salvataggio, il terzo per la Grecia, insieme alla ristrutturazione del debito al 180% del Pil che strozza ogni possibilità di ripresa del Paese. La proposta greca che vuole pure un prestito di due anni al Fondo salva stati per coprire le necessità finanziarie, dopo l’ennesimo pomeriggio di botta e risposta è finita così sul tavolo dell’Eurogruppo straordinario riunito in teleconferenza in queste ore. Obiettivo della Commissione Ue arrivare ad un accordo entro la mezzanotte di oggi quando scade il piano di aiuti e il prestito da 1,7 miliardi di euro al Fondo monetario internazionale. Il ministro delle finanze Varoufakis spera in un’intesa ma ha già detto che non pagherà aprendo così la strada all’arretrato e dunque alla messa in mora da parte dei creditori.

L’offerta di Junker di fatto non prevede grossi cambiamenti nelle proposte fatte nel fine settimana, ma insiste sul prolungamento del programma di salvataggio per cinque mesi, la ridiscussione delle condizioni del debito greco, un impegno a fare campagna per il "sì'" al referendum di domenica e già migliaia di cittadini si sono riversati in piazza Syntagma per convincere il premier Tsipras ad afferrare la mano tesa dall’Europa e far restare Atene nell’Euro. Sulla questione, ancora la voce forte del presidente Usa Obama che chiede a tutte le parti coinvolte di continuare a trattare. Mentre le parti cercano la quadra, la disoccupazione resta sempre oltre il 25% e oggi la stampa ellenica parla della possibilità di abbassare da 60 a 20 euro il limite giornaliero di prelievi allo sportello, 120 euro a settimana per i pensionati.

 

Per un commento sullo stato delle finanze greche, il parere dell’analista ellenico, Giorgio Arfaras, intervistato da Emanuela Campanile:

R. – Ci sono delle scadenze a breve termine: con il Fondo monetario e un’altra con il Fondo Salva Stati. Però, il grosso del debito pubblico greco scade nel corso dei decenni, quindi non è un problema di rendere il debito. Il debito va in scadenza e chi lo ha in mano lo rinnova. Quindi, i greci non devono rendere 240 miliardi di euro, ma semplicemente devono dare in modo che quando il debito va in scadenza, gli altri glielo rinnovino. Di conseguenza, si ha un debito che scade nei decenni, si pagano gli interessi su questo debito, quando va in scadenza viene rinnovato e si va avanti così, contando che la Grecia si riprenda economicamente, perché l’economia è morta, perché la disoccupazione è al 25%, e via andando… Non è un problema di debito, il grosso del debito è un fatto di negoziato politico.

Intanto, a cinque giorni dal referendum, in Grecia cresce la perplessità fra il popolo chiamato a decidere sul piano dei creditori, sentiamo la testimonianza del medico cardiologo, Vassilis Christopoulos, raccolta da Marco Guerra

R.  – Soldi non ce ne sono però anche le televisioni esagerano. La gente ha problemi, non sa se le pensioni saranno pagate, i medici vengono pagati un mese sì e uno no. Mia figlia, per esempio, ha lavorato in una banca per quattro anni. All’improvviso, una mattina, ha chiuso e sono rimasti senza lavoro.

D.  – Ci sono riflessi anche sul sistema sanitario?

R.  – Sarà più di un anno che il sistema sanitario non funziona… La gente con i libretti che aveva prima andava dai medici per essere curata, adesso non è più possibile. Devono andare negli ospedali che sono pieni o curarsi come capita, il sistema sanitario peggiora ogni giorno. Tutti hanno problemi. Le pensioni non vengono pagate e non si possono comprare le medicine. Ma gli ospedali hanno difficoltà a offrire tutto quello di cui c’è bisogno.

D. – Sul referendum qual è il sentimento dei greci? Come voterete domenica prossima?

R. – I greci sono delusi dagli europei, sono molto delusi. Se non fossero state bloccate le banche, avrebbe sicuramente vinto Tsipras. Le persone hanno paura e forse vincerà il "sì" perché la maggior parte dei greci vuole l’euro: non vogliono più pagare i peccati del passato, basta con i peccati, si sono stancati. I giovani di oggi non ce la fanno più. Il problema è: ce la facciamo dentro l’euro? Non hanno fiducia. Ce la facciamo senza l’euro? Non hanno fiducia in entrambi i casi. Le persone tre mesi fa hanno votato Syriza, adesso hanno paura di perdere le pensioni e dicono che voteranno "sì".

D.  – Che cosa sperate che avvenga?

R.  – Quello che sperano tutti è che si mettano d’accordo oggi. La cosa più bella è che si mettano d’accordo prima del referendum.

Infine, stamani borse europee contraste dopo che ieri hanno bruciato 287 miliardi di euro per i timori legati alla Grecia. L’Ue restata tuttavia al riparo di rischi di un eventuale "default" di Atene, come conferma l’economista Alberto Quadrio Curzio, al microfono di Alessandro Guarasci:

R. – La solidità dell’eurozona c’è, anche perché la Banca Centrale europea ha adeguati strumenti di intervento e dunque nel medio termine ci saranno certamente delle volatilità ma non effetti dirompenti. Tuttavia, l’eurozona stessa dovrà concepire una forma di governo che sia più adeguata alla natura di soggetti istituzionali che attualmente non esistono o comunque sono molto deboli.








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