2015-06-30 13:36:00

Egitto, magistrati sotto attacco. E l'Is mira al Sinai


Situazione instabile in Egitto, dopo l’uccisione ieri del procuratore generale, Barakat, al Cairo, da un gruppo di estremisti islamici. Barakat era impegnato in un processo proprio contro i terroristi. Una nuova sponda di violenza quella dei jihadisti ai danni dei magistrati, che già nel maggio scorso si era consumata con l’uccisione di un altro rappresentante della legge nel Sinai del nord. E nuove minacce sono già giunte verso l’intera categoria con l'intento di destabilizzare il Paese. Peraltro, quella del Sinai è una zona che vede un consolidarsi della presenza del sedicente Stato islamico. Paola Simonetti ha chiesta un’analisi sulla situazione egiziana a Giuliano Luongo, esperto di Africa presso l’Istituto di Alti Studi in Geopolitica e Scienze ausiliarie:

R. – I terroristi cercano di far passare il segnale che le autorità egiziane in effetti non riescano a difendere i propri membri che sono attivi nella lotta contro l’estremismo in un modo o nell’altro. E ovviamente, cercano di fare questo per cercare di migliorare la proprio posizione mediatica e di danneggiare il livello di sicurezza percepita all’interno dello Stato.

D. – Il Paese, in particolare la zona del Sinai, sembra essere divenuta molto instabile, quasi fuori controllo: che ruolo sta avendo qui il sedicente Stato islamico, o comunque l’estremismo islamico più in generale?

R. – C’è da dire che lo Stato islamico è riuscito a consolidarsi maggiormente nel Sinai rispetto che in altre parti del Paese. Ha gli stessi obiettivi: quello di instaurare una sorta di provincia del Sinai – di “Stato del Sinai” secondo terminologia dell’Is – per riuscire a creare un’altra testa di ponte del movimento in Egitto. L’Egitto è uno Stato che, pur avendo subito dei traumi istituzionali, non è ad esempio allo stesso livello critico della Libia. Con questo voglio dire che, di qui a breve, non ci si ritroverà con una parte di Egitto finita sotto il controllo dell’Is, tuttavia il tipo di azione pianificata da questo movimento terroristico mira a insediarsi e a istituzionalizzarsi con una determinata forza. Attaccare, indebolire le istituzioni presenti, i loro rappresentanti ancor più attivi nella lotta contro di essi, è per loro uno dei passi fondamentali. 

 

Il Consiglio delle Chiese in Egitto ha espresso il cordoglio unanime di tutte le comunità cristiane egiziane per l'assassinio del procuratore generale Hisham Barakat. In un comunicato diffuso dal sacerdote copto ortodosso Bishoy Elmy, responsabile della Segreteria generale del Consiglio, Barakat viene definito “uomo coraggioso” e si ricorda la sua tenacia nel difendere la giustizia e il diritto, senza farsi intimorire dai pericoli. Nel testo si porgono anche le condoglianze ai familiari della vittima e a tutta la magistratura egiziana.

Appello all'unità della Chiesa copto ortodossa
Fonti copte riferiscono che il patriarca copto ortodosso Tawadros, alla notizia dell'attentato omicida, ha immediatamente interrotto la sua visita al monastero della Vergine Maria a Wadi Natrun e ha fatto ritorno al Cairo. In un altro comunicato, la Chiesa copta ortodossa ha fatto appello a tutte le forze nazionali a rimanere salde e unite davanti all'attacco dell'estremismo e del terrorismo, chiedendo a Dio di preservare la nazione egiziana da ogni pericolo.

Ai funerali un rappresentante della Chiesa copto ortodossa
Il 65enne Hisham Barakat era una figura chiave nei processi contro la Fratellanza Musulmana dopo la deposizione del Presidente islamista Mohammed Morsi, nel luglio 2013. L'attentato che lo ha ucciso è stato rivendicato dal gruppo islamista al-Moqawma al-Shabia, considerato vicino alla Fratellanza Musulmana. Ai funerali, che si sono tenuti oggi in una moschea nel sobborgo cairota di Heliopolis, ha preso parte anche il Presidente Abdel Fattah al-Sisi, mentre la Chiesa copta ortodossa è stata rappresentata da Anba Theodosius, vescovo copto ortodosso della diocesi di Giza. (G.V.)








All the contents on this site are copyrighted ©.