2015-06-29 19:12:00

Primi arresti in Tunisia. Timori per la fuga di turisti


Primi arresti in Tunisia per la strage di Sousse di venerdì scorso, mentre è destinato a salire il bilancio delle vittime britanniche e l’Ageria dispiega uomini al confine. Gli aggiornamenti nel servizio di Elvira Ragosta:

Il ministro dell’Interno tunisino, Gharsalli, parla di un numero “rilevante” di arresti- sette, secondo fonti vicine alle indagini-  di appartenenti a una cellula terroristica legata a Seifeddine Rezgui, l’autore della strage di Sousse di venerdì scorso. Al vaglio degli inquirenti anche l’ipotesi secondo cui il 23enne autore del massacro a marzo sia entrato in Libia, da solo e senza passaporto, per trascorrere 3 mesi in un campo di addestramento del sedicente stato islamico.

E stamattina il ministro del turismo Rekik ha confermato che Rezgui non era solo e che al resort è giunto con un’utilitaria e non via mare. Continua, intanto l’identificazione delle 38 vittime: 16 di nazionalità britannica- ma il numero sembra destinato a salire fino a 30- due tedeschi, un belga, un irlandese e un portoghese. Oggi, il premier britannico Cameron ha annunciato che venerdì prossimo alle 12,00 ora locale , il Regno Unito rispetterà un minuto di silenzio a una settimana esatta dalla strage. E mentre il governo tunisino rafforza le misure di sicurezza, la vicina Algeria dispiega 25.000 uomini per impedire l’infiltrazione di terroristi lungo i quasi mille kilometri di frontiera tra i due Paesi.

 

L'attacco terrorista di Sousse si sarebbe potuto evitare se ci fosse stato un miglior coordinamento tra la sicurezza dell'hotel Riu Impe'rial Marhaba e le forze dell'ordine. Lo ha detto il ministro dell'Interno tunisino, Gharsalli. Intanto, è fuga di turisti dal Paese, e le stesse autorità locali temono disdette delle prenotazioni per luglio ed agosto. Abbiamo sentito il giurista Nunzio Bevilacqua, esperto di economia tunisina:

R. – La Tunisia basa la propria economia sul turismo, e oggi più che mai dobbiamo vedere in quel Paese un alleato importantissimo per evitare, appunto, che tutte le infiltrazioni, anche del terrorismo, nel Mediterraneo possano avere come nuovo territorio d’invasione vera e propria le coste della Tunisia. Credo che il secondo attentato possa aver generato paure forse anche eccessive rispetto a quelli che possono essere i pericoli reali. Porterà sicuramente a un dimezzamento delle prospettive turistiche per questa stagione e questo porterà un grave problema, perché la chiusura di imprese turistiche che dopo tanti anni stavano riaprendo, potrebbe generare purtroppo una falla nella quale il terrorismo potrebbe trovare facile approdo e quindi allargare la propria presenza dalla vicina Libia anche alla ancora più vicina Tunisia.

D. – Oltre che sul turismo, su quali altre attività si può puntare per migliorare l’interscambio commerciale tra i Paesi occidentali e, appunto, la Tunisia?

R. – Sicuramente, la Tunisia ha anche un settore agricolo che in questo momento sta avendo una grande espansione. Ma accanto al settore turistico vero e proprio, c’è tutto un settore infrastrutturale che ha visto nell’ultimo anno, e anche alla luce delle nuove elezioni, dove si è intravista una stabilità del Paese, tutta una linea infrastrutturale che porterebbe a un volano molto importante e quindi a quella ripresa che in tanti aspettano.

D. – Lei è stato più volte in Tunisia per motivi commerciali. Vede una “classe politica” che abbia come obiettivo il rafforzamento economico del Paese, anche e soprattutto per un benessere più diffuso?

R. – Vedo una classe politica che ha ritrovato il proprio equilibrio tra le ragioni economiche del Paese e la cultura che lo contraddistingue; il tutto orientato alla massima moderazione in termini di politica.

 








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