2015-06-28 14:17:00

Ue, iniziativa del terzo settore contro accattonaggio forzato


“Il terzo settore contro l’accattonaggio forzato”, un’iniziativa europea promossa a Roma dal Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza (CNCA). Presentati in questi giorni i dati di un lavoro di ricerca sul fenomeno realizzato in cinque paesi, oltre l’Italia, Portogallo, Bulgaria, Polonia e Romania. Il servizio di Alessandro Filippelli:

L’accattonaggio un fenomeno complesso, delicato che coinvolge soprattutto donne, minori e persone con disabilità.
Secondo i dati della ricerca condotta dal Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza (CNCA), la maggior parte delle persone incontrate opera nelle strade del centro della città (45%), ma se ne trovano anche nelle altre strade (23,55%), in luoghi di transito (10,74%), centri commerciali e supermercati (9,5%), luoghi di culto (3,31%), ristoranti e bar (3,31%), centri sanitari (3,1%), mercati (1,24%) e mezzi pubblici (0,21%).
L’esigenza è quella di costruire un sistema integrato di assistenza e protezione delle persone vittime di tratta a fini di accattonaggio, ma anche un modello di intervento sociale specifico come spiega Oliviero Forti, responsabile area Immigrazione e Tratta Caritas Italiana:

“L’accattonaggio in sé è un fenomeno effettivamente molto poco indagato, sul quale si sta aprendo adesso una finestra, e, grazie in particolare al Cnc, abbiamo l’opportunità di iniziare ad indagare un fenomeno che è sotto gli occhi di tutti: da sempre siamo abituati – soprattutto nelle grandi città – a misurarci con questo fenomeno. È chiaro che c’è a questo punto bisogno di un investimento che sia trasversale, perché – ripeto – qui non si tratta più di un fenomeno che riguarda solo particolari categorie o nazionalità, né solo autoctoni o solo stranieri. Chiaramente sono dinamiche che meritano un investimento maggiore, e credo anche che, come sistema Caritas, dovremmo anche nel prossimo futuro fare un passaggio ulteriore, perché non basta solo dare un sostegno materiale – che è necessario e essenziale – ma bisogna conoscere e capire i fenomeni per poi anche elaborare interventi che siano mirati”

Per quanto riguarda le aree geografiche di provenienza, per l’86% dei casi si tratta dell’Europa dell’Est (tra cui 80 dalla Romania, 42 rom rumeni, 8 rom del Kossovo, 18 rom di altra provenienza, 17 croati), nel 7,63% di italiani e nel 6,36% di altri continenti. Don Armando Zappolini presidente Cnca:

“Le cose che non si vogliono affrontare si cerca di nasconderle fin quando è possibile. Per questo è molto efficace questo progetto che abbiamo potuto svolgere, perché almeno fornisce dei dati e apre un’attenzione sul problema. Davanti a un fenomeno così sottostimato – purtroppo – non ci sono risposte adeguate della politica e neanche della coscienza comune. La gente non si rende conto della sofferenza che c’è dietro a queste facce che si incrociano nelle stazioni o per le strade. Perché le cose che non si vogliono risolvere non si guardano, perché il giorno che vengono fuori dei dati bisogna poi attivare delle risposte. Davanti a storie di persone vere, fisiche – che esistono davvero – bisogna veramente essere induriti per non creare una reazione almeno di tentativo di risposta”.








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