2015-06-28 09:25:00

Messaggio dei vescovi inglesi per la Giornata della vita


“Quale grande menzogna si nasconde dietro certe espressioni che insistono tanto sulla ‘qualità della vita’, per indurre a credere che le vite gravemente affette da malattia non sarebbero degne di essere vissute!”: si apre con una citazione di Papa Francesco, tratta dal messaggio per la Giornata mondiale del malato 2015, il documento che i vescovi di Inghilterra e Galles hanno diffuso in vista della Giornata della vita, che ricorrerà il 26 luglio. L’iniziativa, a cadenza annuale, quest’anno è dedicata al tema del fine-vita ed ha per titolo “Coltivare la vita, accettare la morte”.

Fine-vita, questione complessa
In primo luogo, i vescovi inglesi evidenziano i “notevoli progressi medici e tecnologici” che oggi permettono ai malati cronici di ricevere trattamenti salva-vita, dei quali bisogna “essere grati”. Allo stesso tempo, però, i presuli ricordano che “tutti, prima o poi, dovremo morire” e che tali progressi “hanno portato a decisioni complesse sui trattamenti medici adeguati” nelle persone in fin di vita.

La vita è dono di Dio. Sbagliato accelerare o provocare la morte.
Per questo, la Chiesa di Londra suggerisce due atteggiamenti: il primo è quello di ricordare che “noi amiamo la vita”, perché “ogni persona è amata da Dio ed ogni vita è un dono prezioso che non va mai distrutto o trascurato”. È “sbagliato”, infatti, “accelerare o provocare la morte”, perché “Dio ci chiamerà a tempo debito”. In secondo luogo, i presuli ribadiscono che bisogna “accettare la morte” e questo significa che è necessario evitare l’accanimento terapeutico “quando i trattamenti non hanno effetto o, addirittura, danneggiano i pazienti”.

Famiglia, luogo del sostegno e della comprensione per i malati
Di fronte a queste decisioni “difficili ed importanti”, i presuli sottolineano che è necessario un confronto non solo con esperti del settore, ma anche con la famiglia del paziente, “luogo privilegiato del sostegno e della comprensione reciproca”. L’importante è che “in queste situazioni ci lasciamo guidare da due domande: “Questa decisione ama la vita? Ed accetta l’inevitabilità della morte?”. “Bisogna cercare di rispondere sì ad entrambe – conclude il documento episcopale – perché la vita è un dono di Dio e la morte è una porta di accesso ad una nuova vita con Lui”. (I.P.)








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