2015-06-27 15:06:00

Mons Antoniazzi: Is vuole distruggere la pace della Tunisia


Una nazione pacifica e ospitale “sotto choc”. È lo sguardo dell’arcivescovo di Tunisi sulla città che ha per la seconda volta i pochi mesi conosciuto in modo brutale la violenza del terrorismo jihadista. Mons. Ilario Antoniazzi, racconta il dolore della Chiesa locale per l’accaduto al microfono di Oliver Bonnel:

R. – Noi vivevamo, dopo l’attacco del Bardo, con tanta speranza: che ciò che era successo al Museo fosse un temporale, che ha fatto sì delle vittime, ma ormai passato... Vedendo anche la reazione del popolo tunisino, che ha reagito molto positivamente, pensavamo che fosse qualcosa di passato, che non si sarebbe più rivisto. Ed è per questo che è stato uno choc molto forte per il popolo tunisino, e anche noi come Chiesa non ci aspettavamo una cosa simile. Dico “come Chiesa” perché noi siamo parte integrante di questo popolo: ci siamo sentiti anche noi offesi, insultati, e abbiamo sentito in maniera forte questa sofferenza, che è nostra ed è quella del popolo tunisino, perché porta un pregiudizio molto grande contro la popolazione, che è ospitale e accogliente verso i turisti e verso tutti. Basti pensare che la Tunisia è l’unico Paese in tutto il Maghreb dove si può venire senza visto, senza nessuna difficoltà. E allora, adesso quello che è successo ci ha riportato indietro nella storia, al tempo della rivoluzione, quando si aveva paura… Speriamo – e sono sicuro – che il popolo tunisino saprà reagire ancora e creare un futuro di speranza. Il lavoro della Chiesa è proprio questo: ridare a questo popolo una speranza che adesso ha un po’ perduto, perché sperava in una pace, in una serenità, in un lavoro per tutti e in una ripresa del turismo. E certamente quello che è successo è anche un po’ un colpo di grazia per il turismo, che da lavoro a migliaia di persone qui in Tunisia.

D. – Ha parlato del compito della Chiesa e dei cristiani tunisini di fronte a questa minaccia del radicalismo e del terrorismo. Come è vissuta la coesistenza tra i musulmani e i cristiani in questo contesto?

R. – Prima di tutto bisogna dire che il popolo tunisino non è un popolo estremista, che ama il terrorismo o la violenza: è un popolo pacifico. La prova è che anche noi, come Chiesa, non abbiamo mai avuto neanche il minimo problema, non siamo mai stati minacciati e non abbiamo mai dovuto chiamare la polizia. Siamo veramente contenti di essere qui e di poter lavorare in Tunisia. La nostra Chiesa, naturalmente, si è messa al servizio di questo popolo tramite le scuole, gli ospedali e le attività quotidiane. E noi collaboriamo con loro: basti pensare che nelle nostre scuole  quasi tutti i maestri sono musulmani, gli alunni sono musulmani, e ci rispettano, ci vogliono bene e tutti vogliono iscrivere gli alunni nelle nostre scuole. C’è oggi una grande collaborazione, un grande rispetto reciproco e un forte apprezzamento del popolo tunisino verso la Chiesa e il suo lavoro qui in Tunisia. Per questo quello che è successo a Sousse in questi giorni non mette per niente in discussione la fiducia che esiste tra noi e il popolo tunisino. E anche l’attacco non è stato contro la Chiesa, ma contro i turisti: vogliono distruggere e dare l’idea che il popolo tunisino non sia pacifico, accogliente e ospitale, e questo non è assolutamente vero! Noi siamo contenti di essere qui come Chiesa, di lavorare e di fare il possibile perché questo popolo possa ritrovare la serenità e la pace.








All the contents on this site are copyrighted ©.