2015-06-27 12:31:00

Corte Suprema Usa: nozze gay in tutti gli Stati


“Un’interpretazione individualistica dei diritti umani da una sentenza che cancella le diversità che esistevano nel sistema federale americano”. Così il costituzionalista, Carlo Cardia, commenta la decisione della Corte suprema Usa che ieri, con 5 voti favorevoli e 4 contrari, ha stabilito che la Costituzione statunitense garantisce il diritto al matrimonio tra persone dello stesso sesso su tutto il territorio. Di “vittoria” parla il presidente, Barack Obama, mentre per i vescovi statunitensi è “un tragico errore che danneggia il bene comune e i bambini”. Sul valore della sentenza ascoltiamo lo stesso Cardia nell’intervista di Paolo Ondarza:

R. – Il valore è che hanno voluto cancellare le diversità che esistono nel sistema federale americano, perché diversi Stati avevano orientamenti differenti. Quindi, è stata un po’ una forzatura da un punto di vista costituzionale. Il significato più importante è che Obama ha dato una ulteriore spinta a quella che era già la sua tendenza naturale a una interpretazione puramente individualistica dei diritti umani.

D. – Il ruolo di Obama, lei lo ha anticipato, è stato quindi determinante: lui ha parlato di vittoria, ieri, e si è sempre detto in prima linea nel riconoscimento dei diritti gay…

R. – Assolutamente, il ruolo di Obama è stato determinante, perché da diversi anni lui spinge per il riconoscimento del matrimonio gay – perché invece per i diritti dei gay ci sarebbe un largo accordo tra le forze del Paese. Oltre che per il matrimonio gay, si è anche molto speso per l’introduzione delle pratiche abortive fino a limitare l’obiezione di coscienza: questo è un grande tema che noi avremo davanti, perché si sta spingendo anche all’Onu per riconoscere l’aborto come diritto umano. Noi abbiamo questo panorama un po’ negativo, perché prevale una lettura, come dicevo prima, individualistica dei diritti umani e non viene preso in considerazione il profilo solidaristico. Faccio degli esempi molto concreti: quando si parla di matrimonio gay, non si dice nulla sui diritti dei minori che saranno dati in adozione alle coppie gay perché quella è una conseguenza naturale… Non si parla dei diritti dei minori ad avere un genitore mamma e un genitore papà. Non si parla, nell’ambito delle pratiche della fecondazione artificiale, della condizione servile delle donne che ricorrono – per necessità economiche o per tante ragioni – alla maternità surrogata. Ecco, questi aspetti solidaristici, che sono anche il tessuto delle Carte internazionali dei diritti umani, li abbiamo davanti come prospettiva e dovremo impegnarci per farli riemergere. Purtroppo, noi sappiamo che non è solo una tendenza americana: di recente il parlamento europeo ha adottato una raccomandazione perché gli Stati europei vadano verso il riconoscimento dei matrimoni gay. Quindi, noi vediamo che è un progetto che sta andando avanti con degli obiettivi molto chiari, in cui però l’elemento solidaristico, cioè il contemperamento dei diritti – quelli miei con quelli degli altri – viene meno.

D. – Bisogna registrare che, da una parte, queste decisioni vengono prese ad alti livelli istituzionali, ma ci sono larghe fette della popolazione che hanno opinioni diverse su queste tematiche…

R. – C’è una forte pressione di gruppi sulle istituzioni. Le istituzioni, a un certo momento, anche con l’autorevolezza che viene loro, pensano di poter “chiudere il capitolo”, come ha pensato di fare il parlamento europeo, pur essendo la sua – ripeto – solo una raccomandazione, perché non ha competenze in materia. In questo senso, è una forzatura notevole: per esempio, in Europa molti Stati non sono assolutamente d’accordo su questa tematica.








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