2015-06-26 15:02:00

Card. Vegliò: migranti sono persone, non pacchi


Nuova giornata di lavori oggi a Bruxelles per il Consiglio europeo: sul tavolo i temi della difesa, della sicurezza e della lotta al terrorismo. Intanto continuano i commenti all’accordo trovato ieri sulle migrazioni, con la redistribuzione di 40 mila richiedenti asilo da Italia e Grecia, secondo criteri da stabilire entro luglio. “Un responsabilità condivisa, che supera di fatto gli accordi di Dublino”, sostiene il premier Matteo Renzi, che tuttavia non parla di un “passo decisivo”. Come dunque interpretare questa decisione che ha creato non pochi malumori in sede europea? Gabriella Ceraso lo ha chiesto al cardinale Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti:

R. – Io credo che sia una cosa positiva, nel senso che forse è la prima volta che l’Europa si sente impegnata in maniera diretta e concreta, a cercare di venire incontro almeno ai Paesi più soggetti a questi problemi. Viviamo questa decisione dunque, almeno come un primo passo verso un fare comune. E’ chiaro, però, che stiamo parlando di cifre irrisorie rispetto ai numeri ben più elevati di profughi che sbarcano nei nostri Paesi. Ci rendiamo conto, quindi, che la decisione presa è ancora insufficiente.

D. – Guardando più nel dettaglio, la cosa che più colpisce dell'accordo è la tempistica: si parla di una redistribuzione in due anni e ci vorrà comunque un altro mese perché si capisca con quali modalità avverrà …

R. – Certamente. In questi mesi, anni anche, di attesa, che sarà di questi profughi? Dove saranno? Dove alloggeranno? In quali condizioni? Dobbiamo comunque sempre cercare di garantire la dignità di chi aspetta che qualcuno decida del suo destino.

D. - Ecco, forse al di là dell’iniziativa comune, bisogna sperare anche che i singoli Stati a livello di tempi forse possano accelerare un po’ ?

R. - Speriamo. D’altra parte in queste discussioni, ieri, si sono usati termini un po’ robusti, che di solito non si usano nelle assisi internazionali, proprio perché questo è un argomento che tocca la carne viva e nessuno si vuole impegnare in maniera chiara e definitiva. Però, in fondo, è anhe vero che è la prima volta che l’Europa dice: “Oddio, c’è questo problema, cerchiamo di risolverlo tutti insieme …!”

D. – In effetti, i toni del Consiglio europeo sono stati toni piuttosto accesi: Renzi, per esempio, ha lamentato il concetto di solidarietà non da tutti sentito in maniera eguale. Cosa possiamo fare anche per migliorare un po' le cose, in questa nostra Europa, secondo lei?

R. – Sarebbe bene vincere l’egoismo; l’altro ci dà sempre fastidio, perché ci occupa posto, ci occupa un po’ di ricchezza … l'egoismo purtroppo, è nella natura umana. Dobbiamo vincerlo, però e soprattutto dobbiamo considerare queste persone non come numeri o come pacchi! Ogni persona è un mondo, una sofferenza. Quindi, innaizitutto il rispetto per le persone, poi aiutare i Paesi da cui partono e cercare di vendere meno armi, cosa che forse sarebbe utile per evitare almeno le 52 guerre che si combattono in questo momento nel mondo …








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