2015-06-25 14:00:00

Appello Chiesa Sud Sudan alle Ong: non lasciate il Paese


In Sud Sudan, il l portavoce della diocesi di Torit, padre Mark Opere Omol, ha rivolto un pressante appello alle poche organizzazioni umanitarie rimaste nel Paese a non abbandonare le popolazioni civili vittime del conflitto civile in corso tra le truppe governative del Presidente Salva Kiir e i ribelli dell’ex vice Presidente Riek Machar.

Urgente aiutare gli sfollati
Secondo le stime dell’Onu, 4,6 milioni di persone sono minacciate dalla fame a causa dei combattimenti. C’è dunque “urgente bisogno di aiutare gli sfollati nelle varie parti del Paese”, ha detto padre Omol citato dall’agenzia Cisa, secondo il quale è inoltre necessario che “la comunità internazionale intervenga con la forza per fermare la guerra fratricida” tra i sostenitori dei due leader politici che,  ha aggiunto, devono accettare subito un compromesso e firmare un accordo di pace “se hanno veramente a cuore il bene del Paese”.

A ottobre l’espulsione del personale straniero
Nell’ottobre dell’anno scorso il governo del Sud Sudan  aveva vietato a tutti gli stranieri, compresi gli operatori umanitari, di svolgere la loro attività nel Paese. La decisione era stata comunicata direttamente alle organizzazioni non governative, che insieme alle imprese private avevano ricevuto l’ordine di notificare al loro personale straniero di lasciare il Paese entro il 15 ottobre. Il motivo addotto era una non meglio precisata “necessità di proteggere gli interessi del popolo”. In seguito alle proteste degli Stati vicini, le autorità sud-sudanesi avevano poi fatto marcia indietro, ma il 29 maggio scorso hanno espulso Toby Lanzer, Rappresentante Speciale Aggiunto del Segretario delle Nazioni Unite, suscitando la ferma condanna di quest’ultimo e le proteste della comunità internazionale.

Due settimane fa l’appello delle Chiese cristiane
Due settimane fa il  Consiglio delle Chiese del Sud Sudan (Sscc), ha lanciato da Kigali, in Rwanda, un nuovo accorato appello a fermare la guerra, bollata come “insensata”, denunciando la “mancanza di volontà politica alla pace” delle due fazioni rivali. (A cura di Lisa Zengarini)

 








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