È stato consegnato in questi giorni il Rapporto finale della Commissione Verità e Riconciliazione (Trc) del Canada, sulle sofferenze subite da migliaia di bambini nativi nelle scuole residenziali finanziate dallo Stato e gestite dalle Chiese. Tra il XIX e XX secolo, infatti, circa 150mila bambini nativi furono sottratti con la forza alle loro famiglie per essere “rieducati” in queste strutture, dove subirono maltrattamenti e abusi. Separati dalle loro comunità e privati della loro identità culturale, molti dei sopravvissuti hanno sofferto di sindrome da stress post-traumatico e di turbe psichiche con conseguenze devastanti anche per intere comunità native.
Il dolore della Chiesa e l’auspicio per la riconciliazione
A seguito di questo Rapporto, la Conferenza episcopale canadese ha diffuso una dichiarazione
in cui si ricorda l’importanza di “un esame di coscienza approfondito su una fase
dolorosa della storia collettiva del Paese”. “I dirigenti cattolici – si legge nel
testo – presentano le loro scuse ed esprimono il loro rammarico” per l’accaduto, ma
anche “il desiderio di riconciliazione, colpiti dalla volontà di perdonare espressa
da alcune vittime” di quegli abusi. “Tutti i canadesi, autoctoni e non autoctoni –
continuano i vescovi – hanno bisogno di trovare, insieme, la forza di progredire sul
cammino della riconciliazione che la Commissione ha tracciato”.
La giustizia, parte integrante della testimonianza evangelica
“La riconciliazione – prosegue la nota – fornisce un’occasione privilegiata per vivere
secondo il Vangelo” perché “mira a trasformare i cuori e ad umanizzare i sistemi politici
ed economici”. I presuli canadesi, quindi, esortano “all’ascolto approfondito, all’attenzione,
al rispetto e all’ospitalità verso l’altro”, ed invitano “i cattolici a ricercare
modi ed occasioni di favorire lo spirito di dialogo”, come ad esempio la Giornata
nazionale degli autoctoni, che ricorre domani, 21 giugno, in cui “celebrare quell’unità
a cui Cristo chiama tutti”. Inoltre, la Chiesa di Ottawa invita a trasformare il dialogo
in azione, “in favore della giustizia come parte integrante della testimonianza del
Vangelo”. Un impegno, quello per l’equità, “rafforzato dalla cooperazione ecumenica
tra i cristiani canadesi”.
Appello per le donne autoctone scomparse e per i nativi in carcere
Di qui, l’invito al governo a “collaborare per assicurare un sistema educativo ai
bambini autoctoni, così da garantire loro un accesso equo ad un insegnamento pertinente
sul piano culturale”. Un appello viene, poi, lanciato per le tante donne autoctone
uccise o scomparse e per i tanti nativi rinchiusi in carcere. “Formiamo una sola famiglia
davanti a Dio, insieme ai nostri fratelli e sorelle autoctoni cattolici”, conclude
la dichiarazione, esortando, ancora una volta, alla riconciliazione. Infine, il documento
si richiama al modello di santità di Caterina Tekakwitha, prima nativa americana ad
essere canonizzata, pregandola affinché “protegga tutto il Paese”. (I.P.)
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