2015-06-20 11:14:00

Il Papa: annunciare la Parola di Dio anche se non rende la vita facile


Una Chiesa che non annuncia la Parola di Dio si chiude in se stessa, si indebolisce, si ammala e muore. E’ quanto affermato da Papa Francesco nel discorso pronunciato, ieri, a braccio ai partecipanti alla Plenaria della Federazione biblica cattolica e reso noto oggi. Il Pontefice ha quindi ribadito che bisogna avere particolare cura per le omelie affinché arrivino il cuore dei fedeli. Il saluto al Papa è stato rivolto dal neopresidente della Federazione, il cardinale Luis Antonio Tagle che ha messo l’accento sull’urgenza di annunciare la Parola di Dio per “guarire e dare speranza”, per portare a tutti “la misericordia, l’amore e la speranza”. Il servizio di Alessandro Gisotti:

Quando una Chiesa si chiude in se stessa e si dimentica di essere stata inviata ad annunciare il Vangelo, si indebolisce, si ammala e alla fine muore. Papa Francesco ha ripreso uno dei temi forti del suo Pontificato, sollecitato dal discorso del cardinale Tagle proprio incentrato sulla “Chiesa in uscita”.

Chiesa in uscita anche se rischia incidenti
Francesco ha dunque consegnato al presidente della Federazione biblica cattolica il testo preparato ed ha preferito affidarsi alle “sorprese di Dio” come lui stesso le ha definite. La Chiesa, ha detto il Papa, deve avere il coraggio, la parresia di uscire, proprio come ha fatto San Paolo. Il modello, ha ripreso, è quello di una Chiesa “in uscita, una Chiesa martoriale” proprio come ci insegna l’Apostolo delle Genti:

“E’ una Chiesa che va per strada, che va in cammino. E succede quello che può succedere ad ogni persona che in strada: un incidente… Ma io preferisco una Chiesa ferita in un incidente, che una Chiesa ammalata, nella chiusura di se stessa. Con quella parresia e quella hypomone; quella pazienza che è portare sulle spalle circostanze, ma anche la tenerezza di portare sulle spalle i fedeli feriti, che le sono stati consegnati. Una Chiesa pastorale”.

La Parola di Dio non ci rende la vita facile
Questo è fondamentale, ha evidenziato: la Parola di Dio e l’Eucaristia. La Chiesa sono i “fratelli che si riuniscono per lodare il Signore” con la “debolezza del pane e del vino, del Corpo del Signore”:

“La Parola di Dio non è una cosa che ci fa la vita facile. No, no! Ci mette in difficoltà sempre! A chi la porta sinceramente, lo mette in difficoltà, lo mette in imbarazzo tante volte. Ma dire la verità… Ma con tenerezza, con quel portare sulle spalle le situazioni, le persone. Si può capire come un rispetto di fratello che sa accarezzare”.

Le omelie arrivino al cuore dei fedeli
Francesco è quindi tornato a esprimere la propria preoccupazione sulle omelie:

“Per favore, fate del tutto per aiutare i vostri fratelli - diaconi, sacerdoti e vescovi – a dare la Parola di Dio nelle omelie, che arrivi al cuore. Un pensiero, un’immagine, un sentimento è arrivato, ma la Parola di Dio che arrivi. Tanti sono capaci, ma sbagliano e lì fanno una belle conferenza, una bella dissertazione, una bella scuola di teologia… La Parola di Dio è un sacramentale!”

Nel discorso consegnato, l’invito a far sì che la Sacra Scrittura sia sempre più fonte di evangelizzazione. “Per poter annunciare la parola di verità – esorta Francesco – dobbiamo avere fatto noi stessi l’esperienza della parola”. Quindi, l’incoraggiamento ai biblisti a riprendere e valorizzare la Costituzione conciliare “Dei Verbum” sulla divina rivelazione. “La mancanza del sostegno e del vigore della Parola – ammonisce infine il Papa – conduce ad un indebolimento delle comunità cristiane di antica traduzione e frena la crescita spirituale e il fervore missionario delle Chiese giovani”.

 








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