2015-06-18 14:00:00

Praga: incontro addetti stampa Conferenze episcopali europee


“Abbiamo trovato una lingua comune”, una “forma di collaborazione” tra chiesa cattolica, altre comunità religiose e autorità pubbliche, che ha permesso di raggiungere l’obiettivo di una buona riuscita della visita del Papa a Sarajevo. Lo ha spiegato mons. Ivo Tomasevic, segretario generale e portavoce della Conferenza episcopale di Bosnia-Erzegovina, all’incontro dei responsabili delle Comunicazioni sociali delle chiese in Europa in corso a Praga che si concluderà sabato prossimo. 

La visita in Bosnia del Papa ha avuto una grande risonanza
Nel tracciare un bilancio della presenza di Papa Francesco nel suo Paese il 6 giugno scorso, Tomasevic ha affermato: “Le celebrazioni sono state molto partecipate, l’evento ha avuto grande risonanza in tutto il Paese e fra i mass media. La felice riuscita della visita dimostra che, nonostante la difficile situazione che viviamo ancora oggi, la gente in Bosnia ed Erzegovina sa fare cose buone e belle”, specie se interviene “l’aiuto di Dio”. “Per noi cattolici è stato un segno della vicinanza di Dio a questo Paese”. “In particolare l’incontro con i giovani ha messo in luce come la Bosnia ed Erzegovina sia un Paese della vita, della speranza e con un futuro di fronte a sé e non è solo una nazione ferita dalla guerra e dalle divisioni”. Mons. Tomasevic ha infine sottolineato il valore ecumenico della giornata del 6 giugno con il Papa. 

Gli uffici diocesani domandano servizi, rassegne stampa specializzate, supporto
Dal canto suo don Ivan Maffeis, responsabile dell’ufficio Comunicazioni sociali della Cei, si è soffermato sui compiti svolti dall’ufficio della Conferenza episcopale italiana. Rivolgendosi a una quarantina di colleghi di tutto il continente, don Maffeis ha puntualizzato: “Gli uffici diocesani domandano servizi, rassegne stampa specializzate, supporto. Sono interessati all’accesso alla banda larga. Appare inoltre interessante la spinta verso la formazione, riferita alle trasformazioni culturali in atto e relative, ad esempio, alla scuola e alla famiglia”. Maffeis ha aggiunto: “È decisivo aiutare il territorio e i servizi di informazione ecclesiale a riposizionarsi. Non di rado infatti il direttore dell’ufficio diocesano è anche direttore del settimanale oppure della radio o della tv. Le diocesi cercano di ripensare la loro comunicazione, in considerazione di una maggiore efficacia e della situazione economica. In questo senso, siamo impegnati ad accompagnare i processi volti a rivedere le modalità di comunicazione, puntando a essenzializzare risorse e strumenti, senza che questo vada a scapito di una presenza qualificata”. (R.P.)








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