“Abbiamo trovato una lingua comune”, una “forma di collaborazione” tra chiesa cattolica, altre comunità religiose e autorità pubbliche, che ha permesso di raggiungere l’obiettivo di una buona riuscita della visita del Papa a Sarajevo. Lo ha spiegato mons. Ivo Tomasevic, segretario generale e portavoce della Conferenza episcopale di Bosnia-Erzegovina, all’incontro dei responsabili delle Comunicazioni sociali delle chiese in Europa in corso a Praga che si concluderà sabato prossimo.
La visita in Bosnia del Papa ha avuto una grande risonanza
Nel tracciare un bilancio della presenza di Papa Francesco nel suo Paese il 6 giugno
scorso, Tomasevic ha affermato: “Le celebrazioni sono state molto partecipate, l’evento
ha avuto grande risonanza in tutto il Paese e fra i mass media. La felice riuscita
della visita dimostra che, nonostante la difficile situazione che viviamo ancora oggi,
la gente in Bosnia ed Erzegovina sa fare cose buone e belle”, specie se interviene
“l’aiuto di Dio”. “Per noi cattolici è stato un segno della vicinanza di Dio a questo
Paese”. “In particolare l’incontro con i giovani ha messo in luce come la Bosnia ed
Erzegovina sia un Paese della vita, della speranza e con un futuro di fronte a sé
e non è solo una nazione ferita dalla guerra e dalle divisioni”. Mons. Tomasevic ha
infine sottolineato il valore ecumenico della giornata del 6 giugno con il Papa.
Gli uffici diocesani domandano servizi, rassegne stampa specializzate,
supporto
Dal canto suo don Ivan Maffeis, responsabile dell’ufficio Comunicazioni sociali della
Cei, si è soffermato sui compiti svolti dall’ufficio della Conferenza episcopale italiana.
Rivolgendosi a una quarantina di colleghi di tutto il continente, don Maffeis ha puntualizzato:
“Gli uffici diocesani domandano servizi, rassegne stampa specializzate, supporto.
Sono interessati all’accesso alla banda larga. Appare inoltre interessante la spinta
verso la formazione, riferita alle trasformazioni culturali in atto e relative, ad
esempio, alla scuola e alla famiglia”. Maffeis ha aggiunto: “È decisivo aiutare il
territorio e i servizi di informazione ecclesiale a riposizionarsi. Non di rado infatti
il direttore dell’ufficio diocesano è anche direttore del settimanale oppure della
radio o della tv. Le diocesi cercano di ripensare la loro comunicazione, in considerazione
di una maggiore efficacia e della situazione economica. In questo senso, siamo impegnati
ad accompagnare i processi volti a rivedere le modalità di comunicazione, puntando
a essenzializzare risorse e strumenti, senza che questo vada a scapito di una presenza
qualificata”. (R.P.)
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