2015-06-17 13:51:00

Yemen: tregua umanitaria tra governo e ribelli houthi


Forte denuncia dell’Unicef sulle drammatiche conseguenze della guerra in Yemen. L’organismo dell’Onu mette in evidenza la morte di 279 bambini, che hanno perso la vita dal 26 marzo scorso, quando sono iniziati i raid della coalizione a guida saudita contro i ribelli houthi. L’Unicef rileva anche l’utilizzo nel conflitto dei minori come soldati. Intanto, sembra imminente una tregua umanitaria tra ribelli sciiti houhti e governo del Presidente ad interim Mansour Hadi. Giancarlo La Vella ne ha parlato con Eleonora Ardemagni, esperta dell’area mediorientale dell'Istituto per gli studi di politica internazionale (Ispi):

R. – Sicuramente il fatto che si stia negoziando una nuova tregua umanitaria, forse della durata di un mese, in concomitanza poi con l’inizio del Ramadan, lascia sperare che le parti yemenite in conflitto stiano cercando di trovare un punto di sintesi. La situazione, però, rimane estremamente complicata, perché finora, nei colloqui in corso a Ginevra, i rappresentanti di vari movimenti non si sono mai incontrati tutti insieme nella stessa stanza e ci si domanda quale sia la forza politica di questi esponenti tribali e questi leader politici; se saranno in grado di far rispettare sul campo un accordo negoziato ad alto livello. Lo Yemen ormai vive una situazione estremamente complicata in cui nessuno ha più il monopolio legittimo della forza, in cui le milizie hanno preso il posto dell’esercito nella gestione del territorio. Quindi, le prospettive sono in salita.

D. – In questo momento così delicato, qual è il ruolo della coalizione a guida saudita, che ha avuto un ruolo preponderante in questa crisi?

R. – L’Arabia Saudita continua a sostenere il Presidente ad interim Hadi. Ma la situazione sul campo è estremamente confusa, perché le forze sunnite, che combattono contro gli houthi e contro i gruppi dell’esercito ancora legati a Saleh, in realtà sono tra di loro estremamente divisi e non tutti sostengono Hadi. Quindi il problema dell’Arabia Saudita in questo momento è di non avere sul campo un interlocutore forte, che possa “giocare di sponda” con i bombardamenti della coalizione.

D. – Ricordiamo quali sono le richieste degli houthi?

R. – In questo momento gli houthi chiedono, per arrivare a una tregua, l’interruzione dei bombardamenti della coalizione. Dall’altra parte, invece, il presidente deposto Saleh, già prima di cominciare i negoziati, diceva che non sarebbe andato a Ginevra per trattare una riconciliazione, ma per far rispettare agli houthi e a tutte le milizie sciite la risoluzione 2216 del Consiglio di Sicurezza dello scorso aprile, che metteva l’accento sulla necessità appunto da parte degli houthi di ritirarsi dalle città che sono state occupate e di deporre le armi. Le posizioni di partenza negoziali, quindi, sono estremamente distanti, ma il probabile arrivo di una tregua potrebbe ulteriormente modificare l’assetto delle alleanze sul campo. La situazione, appunto, è ancora molto complicata. L’Arabia Saudita, però, è consapevole del fatto che l’alleanza fra gli houthi è un’alleanza strumentale, che Saleh ha fatto per tentare di riprendere il potere. Ma l’Arabia Saudita si ritrova a sostenere un Presidente Hadi, che in realtà è molto debole e non ha dalla sua un gruppo di forze sul campo, che lo sostengano in maniera netta.








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