2015-06-17 16:48:00

Abolire il carcere: dalla ritorsione alla riparazione


 "Sulla base di dati inequivocabili possiamo agevolmente dimostrare che il carcere non si limita a non rieducare, ma si trasforma nella produzione di crimini: è una macchina che allarga la capacità criminale, la estende e la radicalizza. Coloro che scontano la loro intera pena in carcere, infatti, tornano a delinquere nel 70% dei casi. La pena scontatata in 'misura alternativa' porta, invece, a una recidiva del 20%". 

Questa affermazione del senatore Luigi Manconi, presidente della Commissione per la tutela e la promozione dei diritti umani, è uno dei concetti approfonditi nel volume 'Abolire il carcere: una ragionevole proposta per la sicurezza dei cittadini' (Chiarelettere, Milano 2015). Il testo, di cui Manconi è uno degli autori, ribadisce che la detenzione, di cui non si parla nella Costituzione italiana, deve essere abolita e sostituita da misure alternative, capaci di soddisfare la domanda di giustizia dei cittadini e il diritto del condannato al reinserimento sociale. Il libro indica dieci proposte, già oggi attuabili, per modificare il sistema penale e penitenziario e avviare un percorso riformatore.

"La centralità che ha avuto sempre la pena detentiva nel nostro sistema è del tutto controproducente", conferma Luciano Eusebi, ordinario di diritto penale all’Università Cattolica di Milano e alla Pontificia Università Lateranense. "Noi abbiamo bisogno soprattutto di sanzioni che contrastino gli interessi economici che sono a monte della gran parte dei reati, mentre va ripreso con molta serietà il capitolo della prevenzione primaria. Non si deve propinare all'opinione pubblica l'idea che la ritorsione immediatamente faccia prevenzione". "E' un nodo che va superato nella cultura giuridica del nostro Paese anche grazie al contributo religioso", spiega Eusebi. "La giustizia, in senso cristiano, consiste nel fare progetti di bene dinanzi al male, nel contrastare gli interessi e non nel ripetere il male. Oggi serve una giustizia riparativa che muti il paradigma: la risposta al reato non deve essere una ritorsione. E oggi ci sono gli strumenti giuridici per una diversificazione del ventaglio sanzionatorio e per rendere la pena detentiva un'extrema ratio legata a situazioni di particolare pericolosità".  








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