2015-06-16 13:23:00

Filippine: primi passi per la pace con i ribelli islamici


Entra nel vivo il processo di pace nelle Filippine. Come previsto dalle intese stilate con il governo di Manila, e che dovrebbero anche portare nella prima metà del prossimo anno alle prime elezioni per la nuova autonomia musulmana nel Sud dell’arcipelago, il Fronte Islamico di Liberazione Moro (Milf) ha consegnato una prima partita di 75 armi da guerra. Simbolicamente, anche 145 ex guerriglieri si sono arresi e consegnati ai rappresentanti governativi. Ma non tutte le tensioni nel Paese sono risolte. Giancarlo La Vella ne ha parlato con padre Gianni Re del Pime, da anni missionario nelle Filippine:

R. – Si spera che questo sia un gesto veramente significativo da parte soprattutto del Movimento Islamico del Sud delle Filippine, che sta trattando da parecchio tempo con il governo filippino. Però non sono state, fino ad ora, rispettate le date stabilite dal presidente per l’approvazione di questo Trattato tra questo gruppo, che ha combattuto il governo per parecchi anni, e Manila. Questo accordo deve essere approvato dal Congresso e dal Senato filippino, ma fino a questo momento non c’è stato alcun voto, anzi la discussione della questione è stata più volte rinviata. Per cui bisognerà vedere cosa succederà dopo: sia se questo Trattato verrà "annacquato", perché alcuni dicono che diversi suoi articoli sono anticostituzionali; sia perché alcuni temono che con questa intesa si dia troppo potere a questo gruppo musulmano.

D. – Si può parlare, comunque, di un momento di distensione e di stabilizzazione rispetto al un passato fatto di continui attentati e attacchi sanguinosi?

R. – Sì, c’è stata una diminuzione di violenze in alcune zone, però c’è ancora tensione in altre zone. I rapimenti continuano, anche se c’è da dire anche che questo non è sempre imputabile ai gruppi musulmani. Inoltre il fronte islamico si è ulteriormente diviso, perché oltre al famigerato Abu Saayaf, adesso c’è anche un altro gruppo che sta combattendo il governo. Si spera sempre che ci siano veramente dei cambiamenti e che soprattutto arrivi un po’ di pace per la popolazione civile.

D. – Come la Chiesa locale e le missioni si stanno impegnando per favorire questo processo di pace?

R. – Da mesi stiamo soprattutto cercando di spiegare i contenuti di questo Trattato di pace e, allo stesso tempo, stiamo cercando di far capire che non bisogna sempre continuare ad avere paura e sospetti, ma bisogna dare anche una possibilità affinché la pace possa veramente arrivare in certe zone e soprattutto a Mindanao.








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