2015-06-13 14:50:00

Yemen: bombardata la parte antica di Sana’a, 10 morti


Nello Yemen, dopo la nuova ondata di raid della coalizione a guida saudita, l’Unesco ha denunciato gravi danni alla parte antica della città, dichiarata patrimonio dell’umanità. Oggi speranze per i colloqui a Ginevra tra le due parti in conflitto: i ribelli sciiti huothi e le milizie sunnite fedeli al deposto presidente Hadi. Per un’analisi della situazione Marco Guerra ha intervistato Maria Grazia Enardu, docente di Storia delle relazioni internazionali all'Università di Firenze. Per un’analisi della situazione, l'opinione di Maria Grazia Enardu, docente di Storia delle relazioni internazionali all'Università di Firenze:

R. – Il bombardamento di Sana'a va visto semplicemente nell’ottica militare saudita, che è quella di distruggere e colpire gli houthi. Che la città sia un monumento dell’Unesco, nella logica saudita è assolutamente irrilevante: non hanno rispetto per i propri monumenti, figuriamoci per quelli degli altri. E’ da parte del governo saudita un tentativo di assestare un colpo, anche in vista dei negoziati tra le parti e risultare vincitori sul terreno, cosa che non sono riuscita a fare negli ultimi mesi e che sta pesando parecchio. Anche perché la guerra è condotta da un giovanissimo Ministro della difesa, ha solo 29 anni, è figlio di re Salman e anche secondo erede al trono: questo giovanotto, a detta di tutti, anche degli alleati della coalizione, non ha alcuna esperienza né politica né militare.

D. – Questa volta, ha denunciato un funzionario dell’Unesco, non siamo davanti ai soliti briganti dell’Is che distruggono un bene culturale, ma siamo di fronte a una coalizione guidata dai sauditi che per fare terra bruciata distrugge una città…

R.  – La coalizione esiste ma molto sulla carta perché alcuni Paesi, compresa la Giordania, partecipano in modo assolutamente nominale. E’ giusto perché non hanno avuto il coraggio come lo hanno avuto i pakistani di dire "no" ai sauditi. Quindi, è una coalizione sulla carta, in realtà è un’impresa saudita.

D. – E’ un’impresa saudita contro una "longa manus" di Teheran, quindi è questo lo scontro in Yemen?

R.  – Lo scopo dei sauditi è controllare la penisola arabica e quindi anche lo Yemen, che è sempre stato una parte molto ribelle. Il problema dello Yemen è che è vero che ha metà della popolazione sciita, ma sono sciiti di un gruppo che non è omogeneo a quello iraniano. Sono sciiti locali, con proprie caratteristiche, e definirli alleati di Teheran significa al massimo spingerli verso Teheran.

D. – Con quali attese si arriva all’incontro di lunedì a Ginevra fra le delegazioni? Da una parte gli houthi sostenuti dall’Iran e dall’altra le milizie fedeli al presidente Hadi, appoggiato da Riad…

R. – Le parti sono divise da forti contrasti e hanno una storia pregressa che risale ad almeno 30 anni fa. Quindi, porteranno con sé tutto questo. Semmai, quello che potrebbe unirli, almeno portarli verso una soluzione, è l’idea che i sauditi sono nemici di tutti e due. Questo è l’unico collante che potrebbero avere.

D. – Lo Yemen è un altro tassello di quel mosaico mediorientale che è sempre più instabile…

R.  – Lo Yemen è sempre stato un Paese instabile. E’ stato riunito recentemente e non è stato mai unificato. Inoltre, lo Yemen è poverissimo, ha un grave problema alimentare, soprattutto non ha acqua. Se i sauditi continuano a distruggere il Paese, le infrastrutture, prima o poi avremo da quelle parti una massa di migranti che farà impallidire quella che sta riempiendo il Mediterraneo. Lo Yemen è un Paese poverissimo e delicatissimo, distruggerlo significa cerare il caos.








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