2015-06-12 15:39:00

Card. Scola: difesa Creato? Serve una "ecologia integrale"


La questione ambientale è frutto di una crisi antropologica, culturale, etica e di senso che attraversa l’umanità e che va affrontata seriamente. E’ l’analisi offerta da Nicolas Hulot, commissario generale della Conferenza mondiale 2015 sul clima, nel suo intervento alla tavola rotonda di ieri pomeriggio all’Expo di Milano nell’ambito del “National Day” della Santa Sede. Da Milano, il servizio dell’inviata, Adriana Masotti:

Il prof. Giuliano Amato, presidente della Fondazione "Cortile dei Gentili", apre il Convegno: “I volti della Terra” dedicato al rapporto con il Creato con un intervento critico sulle politiche di oggi che da una parte, a parole, si dicono solidali con la lotta alla fame e dall’altra, a fatti, lasciano morire migliaia di persone affamate nel Mediterraneo.  E stigmatizza chi condanna il migrante per ragioni economiche decidendo di accogliere solo chi ha il titolo di rifugiato. Eppure non basta, dice, essere buoni per risolvere i problemi, ma bisogna essere capaci di organizzare la vita nella permanente consapevolezza che tutti i volti della terra sono sempre il nostro volto. Bisogna insomma organizzare il mondo considerando che tutti abbiamo l’identico diritto a usufruire dei beni della terra.

Il francese Nicolas Hulot, si domanda qual è oggi il volto della Terra. E’ un volto di una persona imbronciata, dice  perché l’anima del mondo è profondamente malata. Stiamo vivendo una crisi antropologica e di civiltà. L’uomo si è perso, ha staccato il proprio legame con la natura.  E’ venuto il momento invece di ascoltarla. Occorre che noi tutti siamo capaci di concepire il pianeta come uno spazio di solidarietà. Abbiamo tutti un destino comune e il nuovo modello economico dovrà basarsi  sulla distribuzione delle risorse, conclude. Il card. Ravasi cita il racconto biblico spesso mal interpretato: riempite la terra e soggiogatela, dominate sugli animali, dice la Bibbia, ma  la vera interpretazione è che  Dio colloca l’uomo sulla terra perché la coltivi e la custodisca.

Affollato l’incontro che il cardinale arcivescovo di Milano, Angelo Scola, ha avuto con i giornalisti presenti all’Expo per il “National Day”. Oltre al tema della tutela ambientale, il capo della Chiesa ambrosiana ha affrontato il tema “caldo” dell’accoglienza degli immigrati. Il servizio Alessandro De Carolis:

L’esigenza che si affermi in Italia e nel contesto umano mondiale un nuovo umanesimo è questione che sta particolarmente a cuore al cardinale Scola. Che ieri l’ha declinata dal punto di vista della protezione del Creato. “Se noi vogliamo stare nell’ambiente, rispettandone fino in fondo la natura e interagendo in modo tale – ha detto – che esso possa sempre di più assecondare i giusti bisogni dell’uomo, è necessario che l’uomo stesso sia capace di vita buona, di ecologia”:

“C’è un nesso tra l’ecologia dell’uomo e quella della natura. Ci vuole un’ecologia integrale. Se noi volgiamo supporre un rapporto adeguato con l’ambiente che non lo riduca ad una sorta di miniera da cui si può cavare tutto, ma lo lasci essere quel giardino di cui il Creatore ci parla, bisogna che l’uomo si ponga la domanda del senso di sé, della sua vita, cosa significa costruire delle relazioni stabili come la famiglia, cosa vuol dire educare e combattere esclusioni, guerre, carestie… questa è l’ecologia umana”.

I media hanno approfittato per chiedere l’opinione del cardinale Scola sul tema dell’accoglienza delle persone immigrate, che negli ultimi giorni sembra aver nuovamente spaccato in due l’Italia, tra un Sud perennemente in prima linea nel fronteggiare gli arrivi di massa e un Nord, specie di orientamento leghista, che preferisce alzare barriere. Il cardinale Scola ha allargato l’orizzonte all’Europa, auspicandone una “equilibrata politica” in materia:

“Qui vediamo il grande affaticamento dell’Europa: l’Europa non è una realtà politica, è ancora troppo centrata solamente sull’economia non è ancora un’Europa di popoli. Quindi le difficoltà che si sono rivelate di fronte al dato dell’immigrazione che certamente è un dato che mette seriamente alla prova il nostro Paese. Tuttavia credo che nella nostra storia, nella nostra tradizione, nelle nostre condizioni, mediante politiche equilibrate noi dobbiamo sapere e poter accogliere queste persone nel modo dovuto. Pensiamo a cosa stanno facendo certi Paesi del Medio Oriente. In Libano ci sono un milione 800mila immigrati provenienti dalle regioni disastrate della Siria, dell’Iraq … Quindi io penso che riusciremo ad intenderci al di là della dialettica politica che ha tante ragioni non sempre del tutto valide. Credo che il nostro popolo sia capace di integrazione”.








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