2015-06-11 13:40:00

Msf: drammatica la crisi in Iraq, serve intervento umanitario


“L'Iraq sta attraversando la peggiore crisi umanitaria degli ultimi decenni". Lo denuncia l’organizzazione Medici Senza Frontiere (Msf) che sta soccorrendo migliaia di persone in fuga dalle zone centrali e settentrionali del Paese.  Coinvolti principalmente i governatorati di Anbar, Ninewa, Salah Al-Din, Kirkuk e Diyala Intanto sul terreno la guerra contro il sedicente Stato Islamico non si arresta, anche oggi decine le vittime. Massimiliano Menichetti ha raggiunto telefonicamente a Baghdad Fabio Forgione capo missione di Msf in Iraq:

R. – I nostri fronti operativi sono aperti soprattutto in quelle aree che sono state da poco liberate e che quindi presentano i bisogni più acuti, dove migliaia di famiglie sono ancora bloccate e non hanno piena assistenza e accesso alle cure sanitarie.

D. – Parlate di una crisi umanitaria estremamente grave: qual è la situazione?

R. – Tre milioni di profughi, un numero che sicuramente aumenterà, dato che in molte aree del Paese densamente popolate dovranno affrontare delle battaglie, e saranno costretti a scappare. Quindi potremmo anche ritenere che verso la fine del 2015 ci saranno quasi 5 o 6 milioni di profughi.

D. – Parliamo di profughi interni o esterni al Paese?

R. – Principalmente di profughi interni. Non dobbiamo dimenticare che l’Iraq già ospita 250.000 rifugiati siriani che - ovviamente - oggi come oggi,  considerando la guerra civile che continua ad imperversare in Siria, non hanno nessuna possibilità di tornare a casa.

D. – Come vede la popolazione  la vostra presenza?

R. – Oggi l’Iraq sta affrontando una crisi umanitaria di proporzioni enormi… La popolazione vuole vedere attori internazionali che possano anche portare sollievo alle loro sofferenze: parliamo di intere famiglie estremamente traumatizzate, che hanno vissuto, direttamente o indirettamente, eventi di grande violenza, e che quindi hanno bisogno di un supporto sociale e di assistenza umanitaria.

D. – Qual è lo stato di queste persone che incontrate, che cosa vi dicono e di cosa hanno bisogno?

R. – Hanno bisogno di tutto. Ovviamente parliamo di una situazione dove il conflitto continua; hanno bisogno non soltanto di cure sanitarie ma anche di alloggi: tutti i principali bisogni primari devono essere coperti. Quello che, nella maggior parte dei casi, la popolazione che incontriamo ci dice, è che si trova in una situazione di paura e di grande sconcerto, non avendo nessuna certezza di quello che potrà avvenire nel futuro.

D. – Siete entrati in contatto con i gruppi tribali, ma anche con i jihadisti del sedicente Stato Islamico?

R. – Non operiamo nelle zone che sono controllate dallo Stato Islamico, perché non esistono, al momento, garanzie di sicurezza anche minime che possano permettere una naturale presenza delle nostre squadre.

D. – Cosa serve dunque?

R. – È necessaria una mobilitazione generale da parte della comunità internazionale e delle organizzazioni umanitarie, in modo almeno da coprire i bisogni primari di questa popolazione. 








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