2015-06-11 13:47:00

Africa: nasce area di libero scambio per aumentare l'export


Le delegazioni di 26 Paesi africani hanno firmato, ieri a Sharm El Sheikh, in Egitto, l’atto di nascita della Zona tripartita di libero scambio (Tfta) la più grande area integrata del continente. Il Trattato si pone l’obiettivo di rimuovere gli ostacoli costituiti da frontiere, dazi doganali e lungaggini burocratiche. L’impegno comune è favorire una crescita del commercio tra i Paesi dell’Africa che oggi vale appena il 12% delle loro esportazioni. Sull’importanza di questo accordo Marco Guerra ha raccolto il commento di Anna Bono, docente di Storia dell'Africa all'Università di Torino:

R. – Questo trattato nasce dalla volontà e da una serie di tentativi che sono in corso da anni - addirittura da decenni -  di allargare i mercati, di far sì che industrie nazionali possano esportare i loro prodotti in altri Paesi del continente. L’obiettivo è non solo importante ma cruciale se si tiene conto del fatto che dato lo stato di quasi tutte le economie africane, una fabbrica, una ditta non è in grado di svilupparsi e di lavorare a pieno regime contando soltanto sul proprio mercato nazionale. E quindi la possibilità di esportare liberamente in altri Paesi diventa un’occasione fondamentale e decisiva. Bisogna poi inoltre considerare il  fatto che questo davvero è un primo passo che è del tutto promettente e che si spera venga seguito da passi ulteriori. Il primo è che i vari governi e i vari parlamenti nazionali prendano atto di questo patto e lo accettino, lo confermino, votino positivamente per questa iniziativa. Quindi la strada è lunga;  si parla dell’inizio dell’attuazione di questo mercato comune non prima del 2017.

D. - Al vertice di Sharm el Sheik hanno aderito organizzazioni già presenti in Africa che riuniscono oltre 600 milioni di abitanti e valgono, in termini di Pil,  oltre mille miliardi di dollari. L’Africa può diventare la nuova tigre dell’economia mondiale?

R. - È presto per dirlo naturalmente, però sicuramente se non si realizzano questi passi nella direzione di un libero mercato sempre più esteso, non lo diventerà mai. L’accordo è promettente perché riguarda ben 26 Paesi incluso un Paese come il Sud Africa, la prima potenza economica insieme alla Nigeria che invece non è entrata in questo accordo. Le difficoltà sono molte e quindi non ci si deve illudere e  soprattutto non ci si deve illudere che si arrivi a dei risultati nel breve periodo. Perché le merci possano circolare liberamente non bastano dei trattati, occorrono delle condizioni molto precise: prima di tutto la sicurezza dei territori che le merci devono attraversare e condizioni dei mezzi e delle vie di comunicazione che permettano il transito delle merci.

D. – C’è da aspettarsi benefici per tutta la popolazione, per il livello medio di benessere dell’Africa e appunto delle zone più disagiate?

R. – Questo senza dubbio, perché la circolazione di merci, il potenziamento dei mercati significa più lavoro, una manodopera che aumenta e i settori moderni dell’economia possono crescere e consolidarsi. Quindi direi che, anzi, e soprattutto per i ceti medi e per i ceti poveri che rappresenta una prospettiva positiva per il futuro, tanto più se alla circolazione libera delle merci si aggiungerà quella delle persone che per il momento nei Paesi africani è molto limitata.

D. – Il trattato firmato può rappresentare uno strumento per sganciarsi dal condizionamento economico che la Cina e le potenze occidentali operano sull’Africa?

R. – Si perché il consolidamento delle varie economie nazionali e di un'economia continentale darebbe all’Africa una forza, un potere contrattuale maggiore; questo per un verso. Per l’altro verso, renderebbe meno importanti le esportazioni verso altri continenti.








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