2015-06-08 12:11:00

Ucraina: leader G7 fermi nel sostenere rispetto accordi Minsk


Contrastare “con fermezza l’aggressione all’Ucraina”. Questa la linea del presidente statunitense, Barack Obama, nei confronti della Russia emersa al Vertice G7 in Baviera, a cui non ha partecipato - per il "formato G8" - il presidente russo, Vladimir Putin, proprio a causa della crisi ucraina. D’accordo con Washington, la cancelliera tedesca, Angela Merkel, secondo la quale la durata delle sanzioni imposte a Mosca per il conflitto nel Donbass “dovrà essere chiaramente collegata alla piena applicazione degli accordi di Minsk e al rispetto della sovranità dell’Ucraina”. Ai lavori, in corso al castello di Elmau, il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, ha parlato di un “rafforzamento” delle sanzioni, di cui i Ventotto discuteranno a fine mese. Da Mosca, il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha invece invitato a non evidenziare del Vertice G7 soltanto le discussioni sulle sanzioni, ma “anche dichiarazioni sulla necessità di promuovere il dialogo” con la Russia. Sulla fermezza del G7 nei confronti di Mosca, Giada Aquilino ha intervistato Paolo Mastrolilli, inviato del quotidiano ‘La Stampa’ al seguito di Obama in Germania:

R. – Gli Stati Uniti avevano chiarito che questa era la loro posizione anche prima che iniziasse il G7: nella sostanza, Washington dice che la possibilità di allentare le sanzioni nei confronti della Russia è legata al rispetto degli accordi di Minsk e quindi naturalmente al rispetto della sovranità dell’Ucraina. Quello che sta accadendo in questi giorni dimostra invece che Mosca non sta applicando quegli accordi: secondo Washington, ha ancora una presenza militare forte all’interno dell’Ucraina, non sta facilitando la soluzione politica e quindi, in sostanza, gli Usa ritengono che le sanzioni debbano restare fino a quando Putin non cambierà linea e non comincerà ad applicare gli accordi di Minsk. Se questo non avverrà, bisognerà anche considerare eventualmente la possibilità di inasprire le sanzioni. In generale, gli Stati Uniti stanno rivedendo la loro "policy" nei confronti della Russia e questo potrebbe comportare anche un cambiamento di strategia dal punto di vista militare. È una cosa di cui si discuterà nei prossimi mesi, probabilmente già da luglio quando questa nuova ‘policy’ dovrebbe essere rivista dalla Casa Bianca ed eventualmente approvata.

D. – Ci sono delle notizie su questa possibile nuova strategia degli Stati Uniti nei confronti di Mosca?

R. – Sì, questo era già stato anticipato ai diplomatici dei Paesi alleati nelle settimane scorse, per avvertirli riguardo al tipo di ragionamento che stanno facendo gli Stati Uniti. In sostanza, la sensazione a Washington è che Mosca abbia deciso di cambiare linea: da quella di collaborazione che aveva scelto dopo il crollo del Muro di Berlino, sta passando ad una linea di contrapposizione. Questo non significa che stiamo tornando alla rivalità dei tempi della Guerra Fredda, ma che comunque Mosca ha intenzione di perseguire i propri interessi in una maniera diversa da quella degli ultimi anni. Questo naturalmente comporta da parte degli Stati Uniti, ma in generale da parte di tutti gli alleati occidentali, una revisione del loro rapporto, del loro approccio, nei confronti della Russia, per evitare che questo vada a ledere gli interessi del blocco occidentale.

D. – Al G7 è emersa una posizione diversa all’interno dell’Unione Europea. Ci sono Paesi più "morbidi" rispetto alla linea di Mosca. Se le sanzioni non dovessero bastare, a cosa si potrebbe arrivare?

R. – Al momento, la strada che tutti vogliono seguire naturalmente è quella diplomatica. Ci sono dei punti di vista diversi fra gli alleati occidentali, però sono delle sfumature. Anche l’Italia è stata un po’ sotto la lente di osservazione, perché c’è stata l’impressione che fosse un po’ più morbida rispetto agli altri Paese nei confronti della Russia, perché Roma ha anche degli interessi economici molto forti nei confronti di questo Paese. A ora, la linea che si sta seguendo è appunto quella di trovare una soluzione diplomatica. Quindi, la prima ipotesi è prorogare queste sanzioni per far capire che l’atteggiamento attuale non è accettabile. Poi, eventualmente, la possibilità di imporne delle altre è sempre aperta. Altre soluzioni al momento non si stanno discutendo, anche se poi – visto che c’è una revisione della strategia degli Stati Uniti nei confronti della Russia – il Pentagono deve prepararsi a tutte le eventualità. Quindi, anche dal punto di vista militare ci sono delle considerazioni che vengono fatte, soprattutto per garantire la protezione di quei Paesi, in particolare quelli baltici e la Polonia, che si sentono più minacciati dalla Russia.

D. – E il ruolo della Nato in questo contesto qual è?

R. – Il ruolo della Nato naturalmente torna a essere cruciale, perché è l’alleanza militare che era stata creata all’epoca della Guerra Fredda per difendersi appunto dall’Unione Sovietica. La situazione è cambiata: la speranza è che non si torni a quel periodo, però ovviamente la Nato deve essere pronta a ogni contingenza e ha già avviato un mutamento del suo assetto strategico nelle regione. Ci sono delle esercitazioni e una presenza a rotazione delle truppe Nato nei Paesi di confine, come i Paesi baltici e la Polonia, che stanno già avvenendo, per dare un segnale alla Russia. Poi, da qui si potrebbe passare ad un’escalation di misure che però al momento vengono considerate soprattutto come delle ipotesi remote, che nessuno pensa e spera di dover attuare. 








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