2015-06-06 18:23:00

Papa in cattedrale Sarajevo: per vincere la guerra, non vendetta ma perdono


“Riprendere la memoria per fare pace”. Così, Papa Francesco incontrando nella cattedrale del Sacro Cuore di Sarajevo sacerdoti, religiosi e religiose, seminaristi, candidati e candidate agli ordini religiosi. A salutare il Pontefice all’arrivo nella cattedrale, gravemente danneggiata durante la guerra degli anni ’90, l’arcivescovo di Sarajevo, il cardinale Vinko Puljić. Il porporato ha ricordato che molti dei religiosi di Bosnia ed Erzegovina sono segnati dalla guerra, dal regime comunista e “oggi - ha spiegato - dall’aggressivo relativismo”. Il servizio di Giada Aquilino:

Non vendetta ma pace
“Non avete diritto di dimenticare la vostra storia. Non per vendicarvi, ma per fare pace”.

È un Papa Francesco sinceramente commosso quello che, a braccio, parla nella cattedrale del Sacro Cuore, simbolo dell’assedio di Sarajevo. Dopo essersi raccolto in preghiera davanti alla tomba del Servo di Dio mons. Giuseppe Stadler, primo arcivescovo della città, ascolta attentamente le parole di don Zvonimir, fra' Jozo e suor Ljubica, testimoni dello strazio delle guerre balcaniche degli anni ’90, superato solo attraverso una fede profonda che li ha portati a perdonare i loro aguzzini.

Non dimenticare la memoria dei martiri della fede
“Zovem se Zvonimir Matijević, Jozo Puškarić, Ljubica Šekerija”…

Francesco abbraccia quelli che definisce “tre martiri”, si inchina, la sua commozione si unisce a quella di don Zvonimir che, per le percosse e i maltrattamenti subiti nel ‘92, oggi è affetto da sclerosi multipla. Il Papa gli chiede anche una benedizione. Fra’ Jozo racconta di quando, nello stesso anno, fu deportato dai poliziotti serbi in un campo di concentramento, dove rimase quattro mesi e fu salvato - dice - dall’aiuto mandato da Dio “anche sotto forma di cibo tramite una donna musulmana”. Nel ’93 miliziani stranieri tentarono invano di far convertire suor Ljubica. Sono soltanto tre testimonianze, nota il Papa, che esprimono però la sofferenza di “tanti” altri e parlano “da sole”:

“Questa è la memoria del vostro popolo! Un popolo che dimentica la sua memoria non ha futuro. Questa è la memoria dei vostri padri e madri nella fede”.

L’invito del Pontefice ai presenti in cattedrale è quindi a “riprendere la memoria per fare pace” e ad amare come don Zvonimir, fra’ Jozo e suor Ljubica hanno fatto:

“Nel vostro sangue, nella vostra vocazione, c’è la vocazione, c’è il sangue di questi tre martiri. E c’è il sangue e c’è la vocazione di tante religiose, tanti preti, tanti seminaristi”.

Predicare il perdono
Sono loro, osserva Francesco, che – sull’esempio dell'apostolo Paolo - hanno trasmesso “come si vive la fede” e hanno dato testimonianza del perdono, perché “un uomo, una donna che si consacra al servizio del Signore e non sa perdonare - ricorda il Papa - non serve”:

“Perdonare chi ti picchia, chi ti tortura, chi ti calpesta, chi ti minaccia con il fucile per ucciderti, questo è difficile. E loro lo hanno fatto e loro predicano di farlo”.

Una Chiesa mondana non serve
A chi dimentica “le sofferenze dei nostri antenati”, che hanno contato i giorni di prigionia minuto per minuto, perché “ogni minuto, ogni ora è una tortura”, sottolinea il Papa citando fra’ Jozo, Francesco ricorda di condurre “una vita degna della Croce di Gesù Cristo”:

“Suore, sacerdoti, vescovi, seminaristi mondani, sono una caricatura, non servono. Non hanno la memoria dei martiri. Hanno perso la memoria di Gesù Cristo crocifisso, l’unica gloria nostra”.

Citando chi nella sofferenza aiutò i tre religiosi, il Papa evidenzia come “tutti siamo fratelli”, anche “oltre le differenze religiose”:

“Cercate il bene di tutti. Tutti hanno la possibilità, il seme del bene. Tutti siamo figli di Dio”.

Anche oggi viviamo una guerra mondiale fatta di crudeltà
Quindi l’invito a pregare per le famiglie, frutto “di un amore matrimoniale”, affinché “fioriscano” con tanti figli e “ci siano tante vocazioni”. Infine la riflessione sulle storie “di crudeltà” ascoltate, perché anche oggi, mette in luce il Pontefice come già fatto altre volte, “in questa guerra mondiale” vediamo tante crudeltà:

“Fate sempre il contrario della crudeltà: abbiate atteggiamenti di tenerezza, di fratellanza, di perdono. E portate la Croce di Gesù Cristo. La Chiesa, la santa Madre Chiesa, vi vuole così: piccoli, piccoli martiri, davanti a questi piccoli martiri, piccoli testimoni della Croce di Gesù”.

Il discorso consegnato
Nel discorso consegnato al cardinale Puljić il Papa aveva esortato la Chiesa di Bosnia ed Erzegovina a non cadere “nella tentazione di diventare una specie di élite chiusa in sé stessa” ma ad “uscire”, incontrando “la gente là dove vive”, per conoscere Gesù Cristo.








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