2015-06-04 13:34:00

Libri: "Campioni di vita", sport tra solidarietà e riscatto sociale


I valori dello sport possono essere un mezzo di riscatto sociale e fornire un quadro di riferimento per aiutare il prossimo. Il volume “Campioni di vita”, edito da Zenit Books, raccoglie sedici storie che lo testimoniano. Sedici esperienze di chi, grazie alle proprie qualità morali, è riuscito a “vincere”, spesso a prescindere dal risultato sportivo. Il servizio di Michele Raviart:

Sacrificio, rispetto delle regole, lealtà con gli avversari. Valori che accomunano tanto le leggende dello sport, come Abdon Pamich, oro nella marcia alle olimpiadi di Tokyo, che alternava l’allenamento con l’impiego alla 'Sip', quanto il ciclista Alessandro Proni, che ha donato il suo midollo osseo alla sorella per cercare di salvarla dalla leucemia. “Campioni di vita” racconta di questo, di come lo sport può aiutare a superare le difficoltà della vita. Felice Pulici, ex-portiere della Lazio campione d’Italia nel '74 e ora dirigente del Coni:

"Lo sport insegna che può succedere a tutti di essere in un momento di difficoltà, però invita a non abbandonarti troppo a questo tipo di momento perché, come tu hai perso una partita oggi e sei in difficoltà, domani mattina lo sport ti ripropone ancora un confronto. Ma non è solo lo sport che te lo pone, te lo pone anche la vita ogni giorno e quindi non ti devi lasciare andare perché comunque la possibilità di una rivalsa, di un modo di riprendersi e camminare un’altra volta esiste sempre e comunque. Lo sport aiuta".

Una volta terminata l’attività agonistica, l’esperienza maturata può essere messa al servizio degli altri. E’ quanto è successo a Vincenzo Cantatore, campione europeo di boxe nel 2007, che ha insegnato pugilato ai detenuti del carcere di Rebibbia:

"Portare uno sport duro, uno sport dove ci sono valori, regole, in un posto dove le regole non ci sono è stata una combinazione fantastica. Come vedere persone che magari si odiavano fra di loro aiutarsi negli allenamenti o vedere persone che non rispettavano il prossimo rispettare il più debole in una seduta di allenamento. Ci sono cose che sono fondamentali e che mi hanno veramente segnato positivamente in questa esperienza".

Lo sport è anche una medicina. Lo psichiatra Sandro Rullo da 25 anni utilizza il calcio per aiutare i disabili psichici, migliorando le loro relazioni con il mondo esterno. Un’iniziativa nata in Italia, che conta ora 800 squadre e che, per il suo successo e fondamento scientifico, è stata esportata in tutto il mondo:

"Il passaggio all’interno di una squadra è uno strumento comunicativo. Noi abbiamo dei ragazzi che sono chiusi nel loro autismo, chiusi nel loro 'evitamento' della realtà che, chiaramente messi su un campo di calcio, riprendono ad avere relazioni sociali e non solo. Sono relazioni sociali che hanno regole e che sono regole che non si perdono, non si abbandonano: chi è appassionato di calcio sa bene che il pallone non si tocca con le mani, che comunque la palla va passata per raggiungere un obiettivo comune. Tutte queste sono le cose che normalmente un paziente psichiatrico perde, per cui diffida della persona che ha a fianco, per cui si sente in qualche modo osservato, perseguitato. All’interno della squadra, riesce a trovare compagni".

Tra le testimonianze, anche quelle di atleti paralimpici, come Annalisa Minetti - un passato da cantante e record del mondo nei 1500 metri per i non vedenti - e quella del maestro di scherma Renzo Musumeci Greco, ideatore del progetto “Scherma senza limiti”, dedicato ai disabili in carrozzina.








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