2015-06-03 16:50:00

Immigrati e accoglienza, l'Italia può fare di più


Italia a due velocità nell'accoglienza dei migranti. Quella delle regioni del sud (Sicilia in testa, insieme a Puglia, Campania) che sopportano il numero maggiore di immigrati; e quella delle regioni del nord (Lombardia, Veneto ma anche Liguria, per citarne alcune) dove la percentuale è più bassa.

Il Viminale, per correre ai ripari tentando così di evitare che la situazione diventi incandescente, ha emanato una circolare, inviata ai prefetti, intimando di fatto alle regioni più 'riottose' di accogliere senza riserva. "In questo momento - spiega il viceministro all'Interno, Filippo Bubbico - sono necessari 7.500 posti. La situazione però va monitorata perché evolve in fretta modificando spesso la dimensione del fenomeno. In ciascuna realtà dobbiamo individuare le soluzioni più appropriate senza mettere in discussione l'equilibrio, la sicurezza e la tranquillità delle popolazioni locali. Certamente, dobbiamo però pretendere ogni sforzo per dare una mano a chi ha tanto bisogno d'aiuto".

Di sperequazione senza giustificazione parla anche Oliviero Forti, responsabile immigrazione di Caritas Italiana. Non è concepibile, è il suo ragionamento, che alcune regioni possano tirarsi indietro in un momento in cui "tutti dobbiamo dare una mano per accogliere e sostenere".

Eppure non basta solo l'accoglienza fine a se stessa. Serve una strategia politica internazionale di lungo respiro. Che coinvolga tutta l'Europa, tutti gli Stati. Ne è convinto il professor Giancarlo Blangiardo, docente di scienze statistiche alla Bicocca di Milano e membro dell'Ismu, fondazione che si occupa da sempre di studi sulla multi-etnicità: "Il fenomeno delle migrazioni è più grande di quello che noi possiamo immaginare. In Africa, ad esempio, oggi ci sono 400 milioni di persone dai venti ai quarant'anni che fra due decenni diverranno 800 milioni. Se non troveranno condizioni economiche favorevoli nel loro continente, molti di questi tenteranno la fortuna in zone più ricche. Perché non si fugge solo da guerre e violenze. Si scappa anche dalla morsa della fame e delle carestie".

Sulla stessa lunghezza d'onda anche il viceministro dell'Interno, Fillippo Bubbico:" E' vero: questo è un problema che non può essere affrontato da un solo Paese, da una sola regione. Però noi dobbiamo fare la nostra parte. Dobbiamo sconfiggere quelle posizioni che alimentano l'egoismo sociale e territoriale. Dobbiamo farlo con forza, tutelando, allo stesso tempo, l'esigenza di sicurezza dei cittadini". E sulla chiusura delle frontiere con la sospensione del Trattato di Schengen di alcuni Paesi membri non ha dubbi:" Sospenderlo vuol dire tornare indietro. L'Europa sull'immigrazione gioca la carta della propria identità, riferimento di civiltà".








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