2015-06-02 14:45:00

Omicidio Piccolino. Parroco: "Lo Stato qui sta smobilitando"


"Finora tutti hanno parlato di infiltrazioni camorristiche, qualcuno diceva 'forse sì, forse no'. Ma qui ormai non è più solo infiltrata la camorra, è endemica e organica al tessuto sociale, economico del territorio. Piccolino partecipava a tutte le iniziative di contrasto promosse dall'associazione Libera e dalle parrocchie e ne dava voce attraverso il suo blog. Ha fatto battaglie importantissime che sono comunque anche le nostre". Nel giorno della festa patronale, Don Alfredo Micalusi, parroco di S. Erasmo, che ospita la sede locale dell’associazione Libera, illustra - insieme ad altri tre parroci di Formia (LT) - il contesto in cui l'avvocato e blogger Mario Piccolino è stato freddato venerdì scorso nel suo studio con un colpo di pistola al centro della fronte da un killer fuggito subito dopo l’omicidio e ancora non trovato. 

"Sono anni che andiamo dicendo che in questa zona la criminalità è fortemente radicata. Purtroppo anche in chi ci amministrava c’è stato l’atteggiamento negazionista. Adesso forse si sta cambiando ottica con una consapevolezza maggiore. Non dimentichiamo che anche il sud pontino è terra dei fuochi, anche qui sono stati sotterrati veleni e noi – dice con chiarezza il parroco – non ci sentiamo molto tutelati dallo Stato". E fa l'esempio del tribunale di Gaeta che è stato chiuso, un presidio importante per la zona, "con il rischio - lamenta don Alfredo - che 10mila cause pendenti vadano in prescizione al 90%. Mi chiedo: lo Stato sta rafforzando la sua presenza nel territorio o sta smobilitando? Ricordiamoci che se lo Stato fa un passo indietro, la criminalità fa un passo avanti. E anche questo ultimo espisodio io lo leggo in questa chiave". 

Libera qui è nata quattro anni fa sta lavorando molto per creare una rete di sensibilizzazione sociale e politica. "Qui c’è tanta gente che agisce. Noi cerchiamo di mettere insieme le forze. Anche le parrocchie sono in prima linea, per esempio contro il gioco d’azzardo, che dovrebbe muovere tutte le coscienze e sensibilizzare anche chi ci governa. Non è giusto che le persone più indifese cadano vittima di questa piaga. Lo Stato spende più soldi per risanare i danni sociali che ne derivano, le dipendenze, i disagi per le famiglie che diventano insolventi. Oltretutto si sa che la malavita ha le mani in pasta per buona parte di questa macchina". 

E tornando ai paradossi di cui sono testimoni, don Alfredo chiosa: "I figli delle vittime di camorra e i figli dei carnefici abitano fianco a fianco qui a Formia. Io faccio per esempio fatica a capire come lo Stato possa mandare in domicilio coatto dei camorristi mafiosi a trenta chilometri dalla propria città. Qual è il senso di un provvedimento del genere? Si sposta solo di pochi chilometri il problema e si inquina una zona limitrofa dello stesso cancro. Scelte errate fatte negli passati di cui oggi paghiamo le spese. Finora la malavita ha tenuto un profilo basso perché si fanno meglio gli affari quando non c’è troppo chiasso, oggi mi sembra ci sia una recrudescenza". 








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