2015-06-01 13:16:00

Regionali. Pd, M5S e Lega primi tre partiti. Cala l'affluenza


Il Pd è il primo partito seguito dal Movimento 5 Stelle e, al terzo posto, dalla Lega. E’ questa una delle istantanee delle elezioni regionali tenutesi ieri in Italia. L’affluenza, nelle sette regioni dove si è votato, è stata del 52,2%, un dato nettamente inferiore rispetto a quello della tornata elettorale del 2010, quando aveva votato il 61% degli elettori. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

La partita delle regionali si è chiusa con un risultato di 5 a 2 per il Pd che si afferma con Michele Emiliano in Puglia, Luca Ceriscioli nelle Marche, Enrico Rossi in Toscana, Catiuscia Marini in Umbria e con Vincenzo De Luca in Campania. Il centrodestra vince in Liguria con Giovanni Toti e in Veneto con il candidato della Lega, il governatore uscente Luca Zaia. Il commento, raccolto da Antonella Palermo, di Fabio Bordignon, docente di Metodologia della ricerca sociale e politica all'Università di Urbino:

"Si partiva da una situazione di 5 a 2 del centrosinistra e si finisce con un risultato di 5 a 2. Solo che, dietro questa apparente stabilità, si cela un piccolo terremoto che poteva diventare un terremoto vero e proprio, quando nel corso della notte sembrava che addirittura il centrodestra potesse strappare l’Umbria al Pd. Le due regioni che vanno al centrodestra sono il Veneto e la Liguria, che effettivamente è il dato più importante. La Liguria era stata descritta, alla vigilia del voto, come l’Ohio italiano, cioè quel contesto che avrebbe dato il segno e la chiave di lettura generale del voto. Ed è sicuramente la ferita che fa più male per Renzi, che aveva puntato molto su questa regione. Una ferita che fa male soprattutto perché mostra i possibili effetti di una rottura a sinistra. Ricordiamo che in Liguria correva, in contrapposizione al candidato del Pd, il civatiano Pastorino, cioè frutto di questa rottura che va maturando alla sinistra del Pd renziano".

Il Movimento 5 Stelle è diventato il primo partito in tre regioni e la Lega, su scala nazionale, ha sorpassato Forza Italia:

"Lega e Movimento 5 Stelle sono sicuramente i soggetti emergenti che hanno caratterizzato anche questa tornata. All’interno del centrodestra si assiste ad un riequilibrio dei rapporti di forza tra il partito di Salvini e Forza Italia. In generale, però, in merito al centrodestra emerge un dato: la coalizione riesce a essere forte in quei contesti nei quali si presenta unita. Il Movimento 5 stelle ha sicuramene ottenuto un buon risultato, innanzitutto perché omogeneo dal punto di vista territoriale. Ed è lusinghiero anche perché, comunque, ricordiamo che quando le elezioni si svolgono sul territorio, il Movimento 5 stelle, un partito molto nazionale e molto centralizzato, generalmente arranca".

In netto calo, rispetto alle consultazioni del 2010, l’affluenza. Come si spiega questo dato? Ancora Fabio Bordignon:

"Si spiega con un "trend" generale, innanzitutto, che ormai prosegue da qualche anno e che segna un atteggiamento più disincantato dei cittadini nei confronti della politica ma anche, in parte, di rabbia nei confronti del Palazzo. E su questo sicuramente le vicende poco edificanti delle ultime settimane, in particolare con l’epilogo di campagna elettorale sulla vicenda campana, ha inciso paradossalmente più nelle altre regioni che nella stessa Campania. Tuttavia, vorrei anche in parte cercare di ridimensionare questo dato nel senso che dobbiamo tenere presente che noi, nel momento in cui interpretiamo questi dati, ci stupiamo soprattutto facendo riferimento ai livelli di partenza, quando ai tempi della prima Repubblica la partecipazione in Italia era molto elevata. Invece, in altre democrazie consolidate, penso su tutte agli Sati Uniti, abbiamo una situazione dove le istituzioni convivono da tempo con tassi di partecipazione molto bassi. E allo stesso tempo quel riferimento ad un passato, spesso idealizzato deve essere un po’ interpretato in modo critico. Infatti, sappiamo che, molto spesso, elevati tassi di partecipazione anche elettorale non sono sempre sinonimo di una buona democrazia. Ma dietro l’impennata della partecipazione, spesso si nascondono meccanismi di tipo clientelare, se non di voto di scambio".








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