2015-06-01 12:41:00

Omicidio avvocato Piccolino. Don Patriciello: gente alzi la voce


Proseguono le indagini per far luce sulla morte dell’avvocato Mario Piccolino, ucciso con un colpo d’arma da fuoco venerdì scorso a Formia. Considerato un paladino della legalità, l’avvocato aveva condotto indagini e inchieste sul coinvolgimento delle locali organizzazioni criminali in attività legate al gioco d’azzardo. A ricordarlo al microfono di Federica Bertolucci è don Maurizio Patriciello, parroco di Caivano, in prima linea contro la camorra:

R. – L’avvocato era impegnato soprattutto per quanto riguarda l’azzardo. D’altronde – anche ieri l’ho detto dall’altare in parrocchia – su questo problema che sta rovinando intere famiglie, mi sembra che, fino ad oggi, soltanto la Chiesa stia alzando la voce per dire che è qualcosa di inconcepibile. Mi sembra che ci sia troppo silenzio intorno, e anche troppa complicità. I guadagni che si ricavano dall’azzardo sono enormi, sono immensi. Però – noi pastori, che conosciamo le famiglie e sappiamo davvero come tante di queste si rovinano – io stesso mi meraviglio di come lo Stato abbia lasciato tanta libertà a questi signori, e si faccia ancora così poco! So che era impegnato su questo campo; dopodiché, non mi meraviglierei se per questo motivo avesse pagato con la vita.

D. – Qual è, secondo lei, il significato della sua morte?

R. – Se l’avvocato è stato ammazzato per questo motivo, sarebbe bene che Formia e tutti quanti noi ci facessimo un esame di coscienza. Tutte le volte che si ammazza un prete, una persona, io mi chiedo sempre perché non sia successo a me, perché abbiano ammazzato don Peppino Diana e don Puglisi - perché questi due preti - don Puglisi in Sicilia, don Peppino nella mia diocesi di Aversa. “Perché non me?” Evidentemente perché – diciamoci la verità – hanno detto delle cose molto importanti, però sono stati lasciati soli. Se l’avvocato aveva cominciato a combattere questa autentica schiavitù che è l’azzardo, perché doveva essere lasciato solo? Dovremmo essere tutti quanti ad alzare la voce!

D.- Invece molte voci restano emarginate…

R. - Quando si lasciano le persone sole, queste possono diventare bersagli: dobbiamo impedire a qualcuno di diventare un simbolo, perché il simbolo, quando va troppo in alto, e – soprattutto – quando è lasciato troppo solo, diventa un bersaglio facilissimo. Deve essere invece un popolo a mobilitarsi, perché non si può uccidere un popolo intero. Se fosse un popolo ad alzare la voce contro la piaga della camorra, della corruzione in politica sarebbe diverso. Sarebbe stato bello se avessimo potuto dire “Voto di qua perché c’è più onestà”, ma purtroppo non c’è! Se è un popolo ad alzare la voce contro la corruzione, contro la camorra, contro un sistema che non va bene, qualcosa cambia. Se invece tanta gente continua ad andare per la propria strada, aspettando che ci sia qualcuno che prenda sulle sue spalle tutto il peso di un peccato che non vuol morire, allora - diciamoci la verità - è normale che facilmente lo si condanni a morte.








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