2015-06-01 19:01:00

L'Is avanza in Siria e in Iraq. Domani vertice a Parigi


Lo Stato islamico avanza in Siria e in Iraq: qui si registrano 75 morti in 2 sanguinosi attacchi kamikaze nella provincia di Al-Anbar. Domani a Parigi, i Paesi membri della Coalizione internazionale faranno il punto della situazione militare e umanitaria. Intanto a breve in Iraq arriverà anche la solidarietà della Chiesa ambrosiana con la visita dell’arcivescovo di Milano, il cardinale Scola. Cecilia Seppia

La diplomazia internazionale riesaminerà domani la strategia anti-Is alla luce dell’avanzata jihadista in Iraq, Siria e Libia: non ci sarà il segretario di Stato americano John Kerry, ma sarà presente il premier iracheno Al Abadi messo a dura dall’ondata di terrore che ha travolto la provincia al-Anbar nelle ultime ore. Due gli attentati kamikaze: uno contro una base militare a Falluja, l’altro sempre contro le forze governative a est di Ramadi già espugnata dai jihadisti. Nella provincia di Ninive poi la macabra scoperta di una fossa comune contenente i resti di almeno 80 civili della minoranza yazida, sterminata durante l’offensiva lanciata l’estate scorsa dallo Stato islamico.

In Siria invece le milizie dell’Is controllano diverse località del nord, strategiche per l’apertura di un varco verso la Turchia e l’esercito di Assad su più fronti è stato costretto alla ritirata. A Shaddadi l’aviazione di Damasco ha però compiuto un duro raid, provocando almeno 70 morti. Altri bombardamenti alla periferia della capitale con 15 vittime civili, tra cui due bambini. Intanto mentre sembra confermata la morte del regista islamico dei filmati del terrore, la Bbc ha ottenuto un nuovo video, ripreso con un telefonino, in cui si vede un 14enne torturato da uomini dell’Is.

 

Come fronteggiare questa ulteriore offensiva del Califfato? Giancarlo La Vella ne ha parlato con Eric Salerno, esperto di Medio Oriente del Messaggero:

 R. – Forse, la cosa più importante sarebbe riuscire a capire e agire contro chi in qualche modo, direttamente o indirettamente, sta finanziando e aiutando il Califfato, che si sta estendendo un po’ ovunque. Purtroppo, varie forze – anche mediorientali – per motivi interni delle volte, legati alla rivalità tra il mondo sciita e quello sunnita, hanno finanziato diverse organizzazioni, che poi si sono trasformate. E, in questo caso, il Califfato è diventato ora una minaccia un po’ per tutti.

D. – La comunità internazionale, che non ci ha pensato su due volte ad abbattere Saddam Hussein o il regime dei talebani in Afghanistan, sembra che comunque stia aspettando a prendere una posizione netta nei confronti dell’Is…

R. – Perché non sa cosa fare in questo momento: sta cercando di fare qualcosa, però non sa come intervenire. La comunità internazionale si trova oggi nel grande dilemma di dire: riusciamo a combattere, come innanzitutto? Con quali armi e con quali strumenti: con eserciti europei o statunitensi che atterrino in Siria, in Iraq? E per fare che cosa? Chi sarà poi quello che dovrà gestire il futuro di queste regioni? Quale sarà il leader? Non esiste un leader in Siria e non esiste evidentemente un leader in Iraq, che sia in grado di unificare il Paese in questo momento. E l’Is va avanti.








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