2015-06-01 16:11:00

Il Treno dei bambini 2015: per ridare dignità e speranza


"Non penso che ci sarà un'altra occasione, nella mia vita, in cui potrò incontrare il Papa". "Il Papa non ci ha fatto sentire estranei, come succede nella mia città". "Il viaggio in Vaticano è stata una forte emozione che ci ha fatto scordare i pensieri tristi". Sono alcune delle reazioni raccolte fra i bambini pugliesi, figli di detenuti delle carceri di Bari e Trani, che sabato 30 maggio hanno partecipato in Vaticano alla terza edizione de "Il treno dei bambini". 

L'iniziativa del "Cortile dei Gentili", gestita dal Pontificio Consiglio della Cultura, è stata dedicata infatti quest'anno ai figli e ai familiari dei reclusi delle due case circondariali pugliesi, giunti alla Stazione Vaticana, con un Frecciargento messo a disposizione appositamente dal Gruppo delle Fs italiane, per poi incontrare Francesco, assieme ai figli dei detenuti di Rebibbia, nell'atrio dell'Aula Paolo VI.  "All'indomani di una giornata, per tutti indimenticabile - racconta Patrizia Martinez, animatrice de "Il Cortile dei bambini" - una bambina ha addirittura scritto una lettera al padre detenuto, ringraziandolo del regalo che gli aveva fatto permettendole di andare a Roma dal Papa". "Il significato fondamentale dei questa esperienza - spiega ancora l'organizzatrice de "Il treno dei bambini" - è stato regalare ai minori un viaggio in treno, che per molti era il primo in assoluto, per arrivare a Roma e incontrare il Papa, una persona che non li ha fatti sentire estranei o respinti come in genere accade". 

"Questo viaggio è stato per loro una 'flebo' di affettività di cui avevano un gran bisogno. La mia esperienza mi ha insegnato che solo parlando con i carcerati si capiscono i loro reali bisogni e le necessità della pastorale carceraria", spiega p. Raffaele Melacarne Ofm Cap, cappellano della Casa circondariale di Bari. "Quando un detenuto ti racconta la propria vita capisci la sua provenienza, culturale, familiare, sociale e non ti meravigli più della sua storia personale. Spesso esprimiamo giudizi e sentenze su questa gente perché non conosciamo bene le loro origini". 

"E' un'esperienza di grande significativo emotivo - aggiunge Lidia De Leonardis, direttore della Casa circondariale di Bari - ma i minori e i loro familiari percepiscono anche l'interessamento reale che c'è nei loro confronti. Chi vive nelle fasce sociali deboli, infatti, molto spesso si sente abbandonato e invitare queste persone a partecipare a questo viaggio significa restituirgli dignità". 

"Le difficoltà di noi che operiamo in carcere, non provengono dall'interno, ma spesso dalla società esterna, spiega Caterina Chiancone, presidente dell’Arca dell’Alleanza, associazione cristiana che opera nel Penitenziario minorile di Bari. "C'è infatti un grande pregiudizio nei confronti di persone che vivono realtà particolari. Persone che, come molti di noi, hanno sbagliato ma ora meritano un'altra possibilità. Persone che trovano grandi difficoltà nel farsi accettare e soprattutto perdonare". 

"Questo viaggio è stato un momento di festa, incontro e gioco per bambini che vivono gravi problemi di carattere affettivo", aggiunge don Raffaele Sarno, cappellano della Casa circondariale di Trani. "Le lacune affettive però, possono essere colmate solo nella misura in cui ci siano dei percorsi di reinserimento autentici, anche attraverso più massicce misure alternative".  








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