2015-05-29 13:17:00

Nigeria. Buhari presidente: Onaiyekan: pensiamo al cambiamento


A oltre 30 anni dal golpe che lo portò al potere negli anni ’80, Muhammadu Buhari ha giurato oggi da presidente della Nigeria. In una cerimonia ad Abuja, alla presenza di una cinquantina di capi di Stato e rappresentanti da tutto il mondo, tra cui il segretario di Stato americano John Kerry, Buhari è ufficialmente succeduto a Goodluck Jonathan, dopo aver vinto le elezioni di fine marzo. Primo esponente dell'opposizione nella storia nigeriana ad aver sconfitto un capo dello Stato uscente alle consultazioni, il nuovo presidente ha assicurato di voler affrontare "di petto" i problemi del Paese, vittima della corruzione e della violenza degli estremisti islamici Boko Haram nel nordest del Paese, che ha già provocato oltre 15 mila morti dal 2009 e un milione e mezzo di sfollati. Anche nelle ultime ore, nello Stato di Borno, due bombe sono esplose nel villaggio di Tashan Alade, dov’era in corso una cerimonia nuziale, almeno sette le vittime, oltre trenta i feriti. In questo clima, il cardinale John Olorunfemi Onaiyekan, arcivescovo di Abuja, invita comunque a evidenziare le speranze per il futuro del Paese. Le parole del porporato al microfono di Giada Aquilino:

R. – Adesso parliamo del nuovo governo, della nuova era di cambiamento, di progresso e di concordia nazionale. Boko Haram rimane una piaga al nordest del Paese, ma certamente in questo momento i nigeriani vogliono pensare al futuro.

D. – Quali saranno le sfide del nuovo presidente?

R. – Le promesse fatte durante la campagna elettorale sono state tante. La parola chiave è stata "cambiamento". Ora, dobbiamo vedere quale tipo di cambiamento farà e quanto tempo ci metterà ad andare in tale direzione. Naturalmente, un cambiamento per il meglio sia dal punto di vista di sicurezza nazionale, sia di provvedimenti contro la corruzione lampante che fa soffrire il Paese, come pure di concordia nazionale.

D. – Perché c’è tanta corruzione in Nigeria?

R. – È un problema che c’è da molti anni. Ha a che fare con il modo di governare in Nigeria, dove il potere ha molto spazio a propria discrezione e c’è stata impunità assoluta in diversi casi. Ora, si deve rivedere tutto questo. Il nuovo governo ci ha promesso di vedere sia la costruzione, sia le regole del gioco di governo per fare in modo che sia più difficile rubare i nostri soldi senza nessuna conseguenza.

D. – Lei ha parlato dell’emergenza sicurezza, a cui è legata l’emergenza sfollati all’interno del Paese e negli Stati limitrofi. A cosa serve?

R. – I nigeriani sono scappati nei Paesi limitrofi perché sono popolazioni che vivono alle frontiere della Nigeria. Non dimentichiamo che qui le frontiere quasi non esistono: sono persone che scappano per andare dove possono salvarsi. Poi, ci sono tanti sfollati nei centri urbani, dove la sicurezza è più garantita. Persino qui ad Abuja ci sono persone che hanno fatto più di dieci ore di macchina per venire in città, dove hanno trovato ospitalità nei campi di emergenza. Speriamo che, man mano che si liberi il territorio dal controllo dei terroristi, la gente possa tornare nel proprio Paese e continuare la propria vita.

D. – Il presidente Buhari è musulmano. Che speranze per il futuro del cammino interreligioso nel Paese?

R. – Per quanto riguarda la religione, è un musulmano - qui i nigeriani sono musulani o cristiani - ma per noi Buhari non è lì come musulmano: è lì come un eletto del popolo. Posso soltanto far notare che il suo vice è un cristiano, anzi un pastore evangelico. Questo significa che al centro del governo ci sarà sempre una relazione intima tra cristiani e musulmani, che insieme lavorano per il bene del Paese. Questo è ciò che abbiamo sempre auspicato.

D. – Che speranze avete in lui?

R. – Noi dobbiamo avere sempre speranza. La mia speranza è nel nome del Signore, che ha fatto cielo e terra. Speriamo che Dio lo guidi e gli dia la forza per fare delle cose giuste e che tutte le persone che lo circondano lo sostengano in questo senso, invece di dargli consigli sbagliati.








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