2015-05-27 11:00:00

Religioni insieme per l'aiuto umanitario. Simposio a Ginevra


Politici, esperti, accademici, leader religiosi, si riuniscono a Ginevra, nella sede delle Nazioni Unite, per una riflessione sul contributo delle organizzazioni religiose nei teatri bellici e sul ruolo delle religioni nel promuovere la riconciliazione. A organizzare il Simposio “Religions Together for Humanitarian Action” ("Religioni insieme per l’aiuto umanitario") è il Sovrano Ordine di Malta. Francesca Sabatinelli ha intervistato il gran cancelliere, Albrecht Freiherr von Boeselager:

R. – We sat together to consider what could be our contribution…
Ci siamo riuniti per riflettere sul nostro contributo al Vertice umanitario mondiale, che si terrà nel 2016 (a Istanbul su iniziativa del segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon - ndr). Questo vertice tratterà quattro temi, il quarto dei quali riguarda lo sviluppo dei conflitti armati e dell’aiuto umanitario durante i conflitti armati. Noi abbiamo deciso di concentrare la nostra attenzione su questo punto e di elaborare quale possa essere la vocazione speciale e le possibilità di aiuto da parte delle organizzazioni a sfondo religioso, nei conflitti armati. A questo scopo abbiamo deciso di avviare a Ginevra questa discussione, insieme a rappresentanti di altre religioni, per arrivare a identificare una proposta comune da presentare al Vertice umanitario mondiale.

D. – Nei recenti conflitti, ciò che è evidente da tempo è che i civili siano le principali vittime e soprattutto che si dimentica completamente il diritto umanitario…

R. – Until the First World War, 90 per cent of war victims were soldiers and 10 per cent civilians…
Fino alla Prima Guerra mondiale, il 90% delle vittime di guerra erano soldati e il 10% civili. Ora è esattamente al contrario: il 90% delle vittime sono civili, in maggioranza donne, bambini e anziani. La situazione delle popolazioni civili nelle aree coinvolte dai conflitti armati è peggiorata drammaticamente. Il secondo punto è questo: dopo la Seconda Guerra mondiale, la famiglia delle nazioni ha istituito un corpo di convenzioni legali riguardo alla legge umanitaria, convenzioni della Croce Rossa e dell’Onu, che dirigevano l’osservanza delle leggi umanitarie nel corso dei conflitti armati. Noi abbiamo visto, con grande preoccupazione, che queste convenzioni sono sempre più disattese. E penso che non ci sia permesso di “osservarlo”, semplicemente: dobbiamo agire e fare qualcosa. Dall’altro lato osserviamo anche che la grande fiducia nelle grandi istituzioni rinomate non è diminuita, in particolare quelle istituzioni che si fondano su valori molto solidi e, specialmente, quelle istituzioni i cui valori si fondano nella religione. Questo è quello che vogliamo promuovere. Molti, oggi, guardano alla religione “a priori” come una delle cause o ragioni dei conflitti. Secondo noi, questa è un’opinione miope: gli argomenti riguardo alla religione spesso sono male interpretati, quando la religione è scissa dai propri valori. I veri valori religiosi sono sempre validi e dovrebbero essere usati per risolvere i problemi. Questo è quello che vogliamo promuovere.

D. – In che modo si può affrontare il fatto che a oggi la maggior parte dei conflitti siano guerre non dichiarate, che non hanno dei protagonisti determinati e che soprattutto sono conflitti che vedono al loro interno anche gruppi, organizzazioni, che non fanno riferimento a uno Stato, come possono essere ad esempio lo Stato islamico, Boko Haram, al Qaeda…

R. – That what you mention poses one of the great challenges in this situation…
Quello di cui lei parla rappresenta una delle grandi sfide in questa situazione. Questi attori nei conflitti non rientrano nelle convenzioni per il diritto umanitario e quindi non si sentono legate a esse, anzi oserei dire che non le conoscano nemmeno... Per questo dobbiamo richiamarci a principi etici di base se vogliamo avere a che fare con loro. Probabilmente, è troppo ottimista affermare che, su questa base, possiamo avere un’interazione con ognuno di loro. Ma molti di questi conflitti sono terribilmente complessi: non ci sono soltanto due o tre o quattro ragioni, non ci sono soltanto due, tre o quattro attori. Ce ne sono molti: i conflitti interni, fondati su religioni o gruppi etnici diversi o, ancora di più, su cause economiche, su potenze esterne che interferiscono al fine di salvaguardare o ampliare le loro zone di interesse… Credo però di essere ancora ottimista, perché credo che molti degli attori possano essere raggiunti con argomenti etici e che non si possa ignorare, nemmeno da un punto di vista razionale, la sofferenza delle popolazioni, la distruzione delle economie, la distruzione dell’istruzione e così via. Per questo, credo dovremmo cercare di compiere ogni sforzo per riportare questi principi etici e fondati sulle religioni nelle discussioni. Tutte le parti devono rendersi conto che devono giocare un ruolo in questo scenario, anche il modo di condurre le guerre da parte delle potenze sviluppate del mondo occidentale deve essere riconsiderato, come ad esempio l’uso dei droni per uccidere persone singole in Paesi stranieri, la carcerazione di individui senza processo, la tortura e tutte queste cose che sono accadute in questo contesto devono essere riconsiderate.








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