2015-05-22 12:54:00

Torna a Roma il musical su Don Bosco


A Roma il bicentenario della nascita di Don Bosco si festeggia a teatro. Dopo sette anni dal debutto, all’Auditorium Conciliazione torna “Don Bosco – Il Musical” in due date: sabato 23 e domenica 24 maggio. Corinna Spirito ha intervistato il protagonista Marcello Cirillo, che per la prima volta cura anche la regia:

R. – L’approccio è completamente diverso, dal fare solo il protagonista e dirigere una banda di 100 persone – perché siamo 32 in scena, ma tra tecnici e altri sfioriamo le 100 persone. E’ una bellissima sfida, perché comunque sono riuscito a dare un’immagine un po’ più attuale, un po’ più moderna di Don Bosco, sicuramente partendo da un prologo che parla dell’oggi, del 2015, delle case famiglia, dei Salesiani nel mondo per poi arrivare alla storia.

D. – Lei è stato allievo dei Salesiani. Questo quanto l’ha aiutata a sentire vicino il personaggio di Don Bosco?

R. – Io mi sento molto vicino ai Salesiani perché il mondo salesiano è sempre aleggiato nella mia esistenza: da quando ero ragazzino e frequentavo gli oratori, ai miei fratelli che frequentavano Soverato, il convitto dei Salesiani in Calabria, al fatto che comunque sono nato il 24 maggio, nella festa di Santa Maria Ausiliatrice, data importante per Don Bosco, al fatto di frequentare un oratorio che stava lì al Don Rua, che è un successore di don Bosco … Quindi, in qualche modo l’anima di Don Bosco è sempre aleggiata nella mia esistenza, e quindi oggi per me – proprio nei 200 anni dalla nascita di don Bosco – è un’occasione ghiottissima di poterlo riportare in scena e farlo conoscere specialmente ai ragazzi: un santo così importante per i poveri e per le persone che non avevano risposte.

D. – Quanto è attuale ancora il messaggio di Don Bosco nel 2015?

R. – Secondo me, è attualissimo. Io trovo che Don Bosco potrebbe essere oggi un 2.0. Secondo me, lui oggi avrebbe un blog dal quale riuscirebbe a coinvolgere le anime delle persone attraverso la sua grande modernità. La curiosità che lui sapeva suscitare negli altri la saprebbe suscitare anche oggi, sicuramente attraverso il divertimento, attraverso la musica e attraverso la sua grande spiritualità. Lui diceva che l’oratorio senza musica era come un corpo senza anima. Io credo che la musica oggi l’avrebbe fatta comunque da padrona nella sua esistenza.

D. – Sembra molto azzeccata la scelta di portare la storia di Don Bosco a teatro, attraverso un musical …

R. – Mi pare di sì. Poi, anche confrontandomi con i Salesiani, con don Claudio Belfiore ci siamo accorti che la comunicazione attraverso la musica è una comunicazione molto forte. Ricordando che Don Bosco era stato colui che aveva sponsorizzato la nascita di “bande”, quindi sapeva che attraverso e sotto una melodia non esistono diversità sociali – oggi come allora. Quindi, oggi è ancora più forte questo messaggio di saper cantare insieme qualcosa. E sicuramente attraverso il canto i messaggi arrivano più direttamente al cuore.

D. – Diceva che il musical questa volta è in qualche modo più moderno: ne risente anche la colonna sonora?

R. – La colonna sonora praticamente è rimasta la stessa. Ho fatto solo piccole aggiunte qui e lì, per evidenziare alcuni momenti drammaturgici. Le canzoni sono sempre bellissime, di Aliscioni e di Achille Oliva; il testo è sempre di Castellacci e Biagioli. E’ solo cambiata l’ambientazione, perché appunto volevo dare un po’ più forza a quello che oggi i Salesiani rappresentano nel mondo e quindi non volevo che fosse una storia antica ma volevo che fosse una storia moderna. Anche perché in alcuni momenti tratta degli aspetti molto moderni, come gli aspetti della solidarietà per il diverso, per la persona che comunque non appartiene alla nostra cultura e tratta – per esempio – la diversità delle religioni, che è un argomento molto moderno ma purtroppo in questo periodo pieno di contraddizioni.

D. – Cosa lascerà “Don Bosco-Il musical" agli spettatori che verranno a vederlo?

R. – Allora, il 23 e il 24 saremo all’Auditorium della Conciliazione; poi faremo alcune tappe estive, Milano compresa; poi dal 20 ottobre riprenderemo al Teatro Italia qui, di Roma, per poi andare in giro per l’Italia fino ad arrivare a gennaio a Messina, Catania, Palermo eccetera. Io penso che il pubblico dovrebbe venire, anzitutto per passare un paio di ore vedendo una compagnia che canta, recita e balla bene: quest’anno io ho anche inserito i bambini che sono una parte vitale dello spettacolo, molto divertente – anche molto pericolosa perché non si sa quello che faranno in scena. Secondo me, lo spettacolo vince se lo spettatore la sera uscirà da questa emozione cercando di ritornare a casa con il pensiero che se ognuno di noi credesse veramente in un sogno e riuscisse a impegnarsi giornalmente per realizzarlo, sarebbe sicuramente un mondo diverso, un mondo più buono, un mondo più bello … Basterebbe solo l’impegno da parte di ognuno di noi. E questo è il grande messaggio che vuole dare questo musical.








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