2015-05-22 07:51:00

Metà della Siria in mano all'Is. Obama: no cambio di strategia


L'amministrazione Obama non  prevede un cambio di strategia in Siria e Iraq, nonostante l’avanzata dello Stato islamico nei due Paesi, con la conquista di Palmira e  Ramadi. Popolazione in fuga, decine i morti, alcuni decapitati, ma i caccia della Coalizione internazionale continuano a sganciare bombe sui covi dei jihadisti. Cecilia Seppia

La Siria continua a cadere pezzo dopo pezzo nelle mani dei jihadisti di Al Baghdadi: 9 province conquistate per 95 mila Km quadrati, comprese le zone petrolifere in cui si trovano almeno una sessantina di pozzi. Tra le ultime conquiste c’è Palmira, la "perla del deserto", gioiello archeologico ma anche centro strategico che da due anni ormai le truppe di Assad usavano come base e avevano già in parte danneggiato, come ha precisato l’Unesco. Distrutte le antiche colonne e le rovine rimaste in piedi. Salve invece alcune statue e i tesori più preziosi, ma lo scenario è allarmante: decine di cadaveri per le strade, corpi decapitati come nel modus operandi dell’Is e i soldati di Damasco in fuga, insieme ai tre quarti della popolazione. Vittime si contano però anche ad Aleppo, colpa qui della lotta intestina tra lealisti e ribelli.  La Coalizione a guida Usa continua intanto a fare la sua parte anche in Iraq, dove l’Is ha preso Ramadi e demolito un’antica Chiesa di Mosul, 18 i raid aerei eseguiti nelle ultime 24 ore sui due Paesi mentre Washington rimarca con forza: nessun cambio di strategia, no ad un dispiegamento su larga scala di militari americani. La crisi  siriana ieri è stata anche al centro di un colloquio telefonico tra i capi della diplomazia americana e russa: Kerry e Lavrov.








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