2015-05-22 14:24:00

Koch: ancora presto per un "trialogo" tra ebrei, cristiani e musulmani


Si è concluso a Washington, presso la Catholic University of America, un simposio sulla “Nostra Aetate”, in occasione del 50.mo anniversario della Dichiarazione conciliare sulle relazioni della Chiesa con le religioni non cristiane. Analizzatto, in particolare, il dialogo con ebrei e musulmani. All’evento, sono intervenuti tra gli altri, il card. Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, il card. Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, e il card. arcivescovo di New York Timonthy Dolan. La nostra inviata Philippa Hitchen ha sentito il cardinale Kurt Koch:

R. – Das Thema des Symposiums  …
Il tema del simposio ci ha fatto meditare su quali effetti abbia avuto la “Nostra Aetate” negli ultimi 50 anni. Naturalmente, è stato importante ricordare quale fosse il contenuto di questa Dichiarazione, che ha riconosciuto nuovamente quali profondi legami esistano tra la religione ebraica e la Chiesa cattolica, che abbiamo un’eredità comune che dobbiamo approfondire. Ovviamente è stata ribadita la condanna di ogni forma di antisemitismo. Io poi avevo preso l’impegno personale di dimostrare come tutti i Papi che hanno regnato dopo il Concilio Vaticano – Paolo VI, Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francesco – sono assolutamente fondati sulla “Nostra Aetate” e come abbiano approfondito e sostenuto la profonda convinzione dello stretto legame tra ebraismo e cristianesimo. Giovanni Paolo II ha espresso questo concetto con parole molto belle: il rapporto tra la Chiesa cattolica e l’ebraismo non è un rapporto esteriore, ma interiore e in realtà fa parte dell’identità della Chiesa cattolica. Ed è bello osservare come tutti i Papi hanno seguito e approfondito questa linea. La grande sfida sta nel fatto che la “Nostra Aetate” ormai influisce sempre più sulla vita quotidiana della Chiesa e quindi che questa nuova visione della prossimità tra ebrei e cattolici possa portare frutti nella vita quotidiana.

D. – Avete parlato del dialogo religioso tra cristiani ed ebrei; eppure, le questioni politiche sono sempre strettamente intrecciate. Recentemente, leader ebrei hanno espresso preoccupazione per il riconoscimento vaticano dello Stato di Palestina…

R. – Also zunächst einmal haben wir in der römischen Kurie die klare Unterscheidung, dass …
Intanto, nella Curia abbiamo una chiara differenziazione: la nostra Commissione è competente per i rapporti religiosi e teologici con l’ebraismo, mentre tutti i rapporti diplomatici e politici sono di competenza della Segreteria di Stato. Per questo, quindi, mi sono concentrato sugli aspetti teologici. Per quanto riguarda la sua domanda, sono un po’ sorpreso di questa reazione: Papa Francesco, infatti, aveva invitato i due presidenti di Israele e Palestina a venire a Roma, nelle Pentecoste dello scorso anno, per pregare per la pace, quindi in realtà un chiaro riconoscimento di quello che la Santa Sede persegue da sempre, e cioè che una soluzione dei problemi del Medio Oriente può fondarsi solamente sulla costituzione di due Stati.

D. – Quale sono i suoi auspici, quando guarda al futuro di questo dialogo? Pensa che sia prevedibile nel prossimo futuro un dialogo tra cristiani, musulmani ed ebrei, le tre religioni abramitiche?

R. – Bisher hatten wir bilaterale Dialoge gehabt, also zwischen der katholischen Kirche und den Juden …
Finora abbiamo avuto sempre colloqui bilaterali, cioè tra la Chiesa cattolica e gli ebrei, tra la Chiesa cattolica e i musulmani … Forse è ancora presto per un “trialogo” tra ebrei, musulmani e cristiani, perché proprio per noi cristiani le differenze sono molto evidenti. L’islam è una religione nata dopo il cristianesimo ma che al tempo stesso si intende come completamento del cristianesimo, mentre invece l’ebraismo è la “madre”, il fondamento sul quale poggia il cristianesimo, sul quale noi poggiamo. Per questo non si possono porre questi due dialoghi sullo stesso piano. E’ vero che oggi ci piace parlare di un “ecumenismo abramitico”, ed è anche giusto, perché tutte e tre le religioni fanno riferimento ad Abramo. Ma dall’altro lato, è vero anche che abbiamo una diversa interpretazione – cristiana, musulmana, ebraica – di Abramo, e questo deve rientrare nel dialogo.








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