2015-05-18 08:15:00

Vittoria dell'Is in Iraq: jihadisti conquistano Ramadi


Nuova offensiva in Iraq dei miliziani del sedicente Stato islamico, che ieri in serata hanno rivendicato il controllo di Ramadi, la città capoluogo della provincia di Al Anbar, 100 chilometri ad Ovest della capitale. E proprio Baghdad e Karbala, la città santa sciita, sono indicate come le prossime imminenti conquiste dei jihadisti, in un videomessaggio del leader dell’Is al Baghdadi, diffuso stamane in Rete. Il servizio di Roberta Gisotti:

Assediata da settimane, e in gran parte già occupata, la città di Ramadi nel Sud dell’Iraq è ora pienamente sotto il controllo dei jihadisti, che hanno conquistato anche il comando provinciale delle Forze armate irachene. Migliaia i civili in fuga. Ma il premier Haidar al Abadi - ha riferito in serata la Tv di Stato - ha ordinato alle truppe di non ritirarsi dalla provincia Al Anbar, chiedendo  al tempo stesso tempo alle milizie sciite alleate dell’Iran, di tenersi pronte ad intervenire al fianco delle forze lealiste, come già fatto nella riconquista di Tikrit, la città natale di Saddam Hussein, a Nord di Baghdad. Ma l’intervento dei volontari sciiti rischia di infiammare le tensioni interconfessionali in questa provincia a maggioranza sunnita, dove clan tribali nei giorni scorsi avevano chiesto inutilmente al governo di Baghdad di essere armati per partecipare alla difesa di Ramadi. Le milizie sciite sono inoltre accusate di atrocità contro la popolazione civile sunnita nella riconquista di Tikrit. Da ricordare che, tra il 2013 e il 2014, proprio da una protesta di clan sunniti della provincia di Al Anbar contro il governo centrale di Baghdad, a guida sciita, aveva preso il via la spirale di violenza che ha portato i jihadisti del cosiddetto Stato Islamico ad impadronirsi di gran parte del Nord e dell’Ovest dell’Iraq.

Dunque quali scenari si aprono? Risponde Paolo Maggiolini, ricercatore dell’Istituto per gli studi di politica internazionale (Ispi), esperto di Medio Oriente:

R. - Parlare di un’imminente occupazione di Baghdad è probabilmente eccessivo. Sebbene, da dicembre 2014 ad oggi, Ramadi rappresenti la vittoria sul campo di Is strategicamente più importante, sia per quanto riguarda uno scenario futuro - perché Ramadi interrompe idealmente una linea possibile di collegamento tra la Giordania, l’Iraq e la Siria nell’ottica di operazioni militari contro lo Stato islamico - sia perché conquistare il capoluogo della provincia di Al Anbar - la più popolosa e da dove era partita l’operazione statunitense "Surge" nel 2007, con la quale attraverso l’alleanza con le tribù arabe sunnite irachene si era riusciti a ristabilire un controllo, un ordine nella regione - spiega chiaramente il significato dell’importanza del colpo inferto dall'Is.

D. – Il premier iracheno al Abadi ha allertato le milizie sciite, in parte alleate con l’Iran, di tenersi pronte per riconquistare Ramadi come già fatto con Tikrit. E, stamane è arrivato a Baghdad il ministro degli Esteri iraniano Dehgan. Quali rischi in questa alleanza sciita rispetto alla popolazione sunnita in Iraq?

R. - I rischi sono chiaramente quelli di forzare ulteriormente la logica dello scontro settario; d’altra parte purtroppo in questo momento si vive la contraddizione di un Esercito nazionale delle Forze di sicurezza irachene che, obiettivamente, non sono in grado sul campo di raggiungere gli obiettivi che sono stati posti: cioè non solo fermare o congelare il fronte con Is ma respingerlo. Quindi le milizie sciite sono necessarie in questa fase di scontro. È però evidente - questo lo si è visto già a Tikrit - il rischio che in una fase convulsa di guerra queste milizie sciite portino avanti delle strategie sul campo anche differenti da quella che necessariamente il governo centrale deve avere, di scontro però contemporaneamente di riconciliazione con la popolazione locale. E’ chiaro che collegando ciò con quello che è appena avvenuto a Ramadi, questa situazione di difficoltà sembra aumentare.

D. - Difficile in questo contesto - mi sembra di capire - fare delle previsioni se non osservando le operazioni militari sul campo …

R. - Il problema è che l’aspetto militare in questo momento è prevalente, però al tempo stesso gli aspetti militari non devono far dimenticare che una soluzione a lungo periodo può avvenire soltanto attraverso la riconciliazione politica e un nuovo patto sociale. Quindi l’aspetto di difficoltà è che nonostante i colpi che sono stati inferti all'Is sullo scenario di Tikrit e le notizie della morte dei suoi leader Abu Alaa al-Afri o di Abu Sayyaf più recentemente, questa organizzazione si presenta come un soggetto capace di adattarsi o comunque di mantenere una certa resistenza. Dall’altra parte le forze irachene sul campo hanno maggiore difficoltà e tutto questo aumenta ancora di più il dilemma di come affrontare efficacemente un problema che si pone sia nell’ambito militare che in quello politico.








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