La Conferenza episcopale svizzera (Ces) rifiuta la modifica della Costituzione in vista dell’autorizzazione alla diagnosi pre-impianto (Dpi). Lo rende noto una dichiarazione ufficiale diffusa ieri dalla Ces. “La popolazione svizzera – si legge nel documento - si pronuncerà il 14 giugno prossimo sulla modifica della Costituzione federale destinata ad aprire la porta alla diagnostica pre-impianto. I vescovi svizzeri rifiutano fermamente questa modifica della Costituzione”.
La Dpi non guarisce dalle malattie ed apre all’eugenetica
Pur sottolineando che le premesse alla base della richiesta modifica sono “tragiche”,
perché “c’è la sofferenza di una coppia suscettibile di trasmettere una malattia genetica
grave” al proprio figlio, i presuli elvetici lanciano un allarme: “Il metodo della
Dpi viene presentato come soluzione a questo problema concreto”, mentre in realtà
esso pone ulteriori gravi questioni: “con la Dpi, infatti, non si guarisce una malattia,
ma la si evita eliminandone il portatore e ciò è ingiustificabile”. Inoltre, spiegano
i vescovi elvetici, “la Dpi necessita della produzione volontaria di embrioni che
verranno poi selezionati e questo si chiama eugenetica”, ovvero la messa in atto di
“una selezione per mezzo della quale ci si attribuisce il diritto di decidere chi
merita di vivere e chi no”.
Embrione è una persona umana, va tutelato
“La massima protezione dell’embrione umano, che deve essere considerato come una persona
– spiega ancora la Chiesa svizzera - è assicurata al meglio dall’attuale Costituzione
federale, la quale, all’articolo 119, precisa che “al di fuori del corpo della donna
possono essere sviluppati in embrioni solo tanti ovociti umani quanti se ne possono
trapiantare immediatamente”. Quindi, se questo articolo della Costituzione verrà modificato
secondo la proposta del Parlamento, allora “il congelamento di embrioni sarà implicitamente
autorizzato. E la crioconservazione pone gravi problemi etici, perché lede direttamente
la dignità umana”.
Rispettare la dignità umana di ciascuno
“Votare no alla modifica della Costituzione e quindi alla Dpi – conclude la nota
episcopale - significa riconoscere che la dignità di ogni essere umano deve essere
rispettata e preservata il più possibile nel nostro Paese”. (I.P.)
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