2015-05-11 14:38:00

Poletti su reddito minimo: no a solo trasferimento monetario


Nei primi tre mesi dell'anno ci sono stati quasi 320 mila rapporti di lavoro in più, con un aumento del 138% sul 2014. Intanto si continua a discutere del reddito di cittadinanza proposto dai Cinque Stelle. Per i pentastellati si può trattare su tutto ma non sulla soglia dei 780 euro per singola persona. Alessandro Guarasci ha sentito il ministro del Lavoro Giuliano Poletti:

R. – Io credo che sia un tema all’ordine del giorno, perché noi abbiamo bisogno di costruire una risposta di contrasto alla povertà. Piuttosto, che partire dallo strumento - cioè il reddito minimo piuttosto che il reddito di inclusione sociale o altre formulazioni che ci sono - bisogna partire dall’obiettivo. Per noi l’obiettivo è: contrasto alla povertà e, naturalmente, gli strumenti più adatti e le compatibilità dal punto di vista economico, cioè la loro sostenibilità. Stabilito questo si può discutere con tutti quelli che vogliono discutere. Su questo, naturalmente io non ho pregiudiziali di nessuno tipo.

D. – Però, per esempio, le sperimentazioni attuali – mi riferisco alla nuova social card in dodici città – finora non hanno avuto un grande successo, sono andate a rilento e – tra l’altro – alcuni comuni ancora non hanno messo a punto gli strumenti…

R. – Ma quando si fanno passaggi strutturali come questi, che non hanno mai visto il nostro Paese costruire un'infrastruttura, è inevitabile. La sperimentazione ha anche questa logica, se si vuole produrre una presa in carico, cioè una politica attiva, quindi non un banale e semplice trasferimento monetario. Se pensiamo, infatti, di risolvere tutto mandando 300 euro ad una persona e che poi si arrangi, io sinceramente non credo che questa possa essere la risposta. Quindi bisogna fare cose che hanno un loro grado di complessità, cui serve un po’ di tempo per essere costruite, ma sono le cose serie che si fanno in molti Paesi d’Europa. Quindi, credo, che quella sia la strada su cui bisogna camminare.  

D. – Sulle pensioni, lei conferma che i rimborsi non ci saranno per tutti e in sostanza i sacrifici ci saranno anche per i pensionati?

R. – Credo che la cosa vada riproposta correttamente. La situazione era quella che è stata definita dalla legge. La sentenza della Corte definisce le caratteristiche che debbono avere gli interventi su questa materia. Il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, ha detto in maniera piuttosto chiara che noi vogliamo lavorare in direzione di una soluzione che sia equa, coerente con la sentenza e sostenibile per i conti pubblici; perché dall’altro lato noi sappiamo che insieme alla corrispondenza alla decisione della Corte abbiamo degli obblighi sia rispetto al pareggio di bilancio scritto nella Costituzione italiana, sia rispetto ai patti che abbiamo sottoscritti con i nostri partner europei. Dobbiamo, quindi, rendere compatibili e coerenti le soluzioni a tutti questi input, cosa che credo saremo in grado di fare sicuramente.

D. – Rimborsi, dunque, solo per i pensionati più bassi?

R. – Oggi non abbiamo ancora una posizione puntualmente definita. Quindi cosa faremo, lo comunicheremo nel momento in cui saranno state fatte tutte le analisi, con tutte le simulazioni del caso, perché la materia è complessa e peraltro non riguarda solo il passato, perché riguarda anche i trascinamenti che questa situazione produrrà in prospettiva futura. Quindi dobbiamo fare le cose per bene. Io ora non sono in condizione e non credo sia giusto anticipare nulla rispetto alle soluzioni, anche perché questo sarà il frutto di una valutazione collegiale, che il Consiglio dei ministri farà. C’è, infatti, naturalmente – come dicevo prima – un tema che riguarda il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, ma c’è naturalmente anche un tema che riguarda la dimensione economica, finanziaria e di bilancio. In questo momento, dunque, non faccio commenti ulteriori.








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