2015-05-10 15:00:00

Amref:"In Africa aiutiamo le ostetriche a salvare le mamme"


Ogni minuto, nel mondo, una donna muore per cause legate alla gravidanza o al parto. Circa 500.000 l'anno, il 99% delle quali vive in Paesi in via di sviluppo. Più di un milione di bambini rimane orfano di madre e per questo diviene estremamente vulnerabile. Le cause principali dei decessi sono: emorragia, setticemia, parto ostruito (spesso causato dalla mutilazione dei genitali delle donne), problemi ipertensivi legati alla gravidanza. Nel 21% dei casi (su 500.000 decessi per complicanze ostetriche) la morte sopraggiunge per emorragia. Secondo un rapporto dell'organizzazione sanitaria Amref, l’Africa è tra i continenti più colpiti. Federica Bertolucci ha intervistato Gugliemo Micucci, direttore della sezione italiana di Amref Health Africa:

R. – Abbiamo stilato questo rapporto perché la situazione per quanto riguarda le madri, e soprattutto il momento del parto, è ancora particolarmente drammatica. Si pensi che a livello mondiale 800 donne ogni giorno muoiono per il parto, e, di queste 800, 400 ancora nel Continente africano. Quindi è evidente come l’impatto sia ancora molto alto.

D. – Ogni giorno in Africa restano orfani più di 400 neonati; le madri muoiono perché non assistite da un’ostetrica. Amref, dal 2013, ha formato 6000 ostetriche: per esempio a Maridi, in Sud Sudan, avete già fatto tantissimo. Ma quanto resta ancora da fare?

R. – Purtroppo resta da fare ancora tanto. Ha fatto l’esempio di Maridi in Sud Sudan: quella è una scuola di formazione che noi chiamiamo per “clinical officers”. Amref lavora in quella scuola ormai da quasi 30 anni e il contributo di Amref Italia è ormai di quasi 15 anni. Consideriamo che è l’unica scuola di formazione per personale sanitario di tutto il Paese. Quindi sicuramente è molto utile, e non solo per il Paese stesso – perché poi le persone arrivano anche da altri Paesi. Tuttavia ci rendiamo conto come questo sia un elemento che può contribuire al miglioramento, ma non è ancora sufficiente. Il lavoro da fare è ancora tantissimo: l’esempio del Sud Sudan è emblematico, ma non è l’unico Paese che ha ancora bisogno. Noi lavoriamo anche, per esempio in Mozambico, sulla formazione delle ostetriche, sulla problematica della trasmissione delle malattie, come l’Hiv, che è ancora molto presente in Sud Africa e in Mozambico.

D. – Ciò che colpisce è il legame che esiste tra tasso di mortalità materna e tasso di alfabetizzazione femminile. Perché avete voluto sottolineare questo dato?

R. – Abbiamo voluto sottolineare questo dato perché, prendendo ancora l’esempio del Sud Sudan, se pensiamo che il tasso di alfabetizzazione delle donne è bassissimo - raggiunge il 10% - ci si rende immediatamente conto del legame tra l’alfabetizzazione e quei miglioramenti della qualità della vita, che passano anche attraverso la sanità. Le donne, soprattutto in Africa, sono veramente un agente di cambiamento delle comunità. Lo spingere, attraverso l’alfabetizzazione e la successiva formazione, anche specialistica, è veramente l’elemento chiave, soprattutto con le donne. Noi in Sud Sudan, oltre ad avere la scuola di formazione per “clinical officers”, abbiamo anche una scuola secondaria ad hoc per donne, proprio per riuscire ad aumentare questa percentuale che è vergognosamente bassa. Quello che Amref prova a fare è far sì che possa migliorare la qualità della vita in tutti i Paesi dell’Africa, in particolare nella zona sub-sahariana, proprio perchè queste persone possano riconquistare la propria dignità nei loro Paesi. Le persone che fuggono non lo fanno semplicemente per trovare un altro lavoro, ma perché in quei Paesi c’è la disperazione. Il nostro lavoro nell’ambito sanitario va a puntare su questo: riuscire a permettere una gravidanza e un parto senza rischi o abbassare di molto quella percentuale di rischio è sicuramente un elemento chiave.








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