2015-05-07 12:33:00

Israele vara il nuovo governo Netanyahu. No dell'Anp


Varato in Israele il nuovo governo di coalizione. Ieri sera il premier Netanyahu ha sciolto la riserva, presentando la composizione dell’esecutivo al presidente Rivlin. L'Autorità Nazionale palestinese ha bocciato il nuovo esecutivo definendolo "contro la pace e la stabilità". il servizio di Graziano Motta:

Proprio quasi allo scadere del tempo massimo per formare il governo, fissato alla mezzanotte scorsa, il leader del “Likud” Benjamin Netanyahu ha annunciato al capo dello Stato Reuven Rivlin che aveva formato un governo di coalizione, riunendo quasi tutti i partiti di destra e religiosi, saldato dall’accordo con la “Casa ebraica”, il partito guidato da Naftali Bennett, ma con la significativa assenza del partito “Yisrael Beitenu” del russofono Avigdor Lieberman, che finora era stato ministro degli Esteri. Coalizione espressa dalle elezioni del 17 marzo scorso, che avrà il risicato sostegno di 61 deputati su 120, quindi di una maggioranza che il leader dell’opposizione, il laburista Isaac Herzog, ha definito “la più debole la più ristretta ed estorta della storia d’Israele”. Le difficoltà di assicurare alla destra un più ampia base parlamentare si erano manifestate due giorni fa quando Lieberman si era ritirato dalla lunga trattativa accusando Netanyahu di “opportunismo”, di aver rinunciato alla costruzione di nuovi insediamenti di coloni in Cisgiordania, di non insistere più sul varo della legge sulla definizione dello Stato nazionale ebraico e di non volersi più impegnare abbastanza per “estirpare i terroristi di Hamas”, cioè il fondamentalismo islamico, dalla striscia di Gaza. Nel nuovo governo il Likud avrà otto ministri, gli altri dieci saranno per i partiti della coalizione.

Per un'analisi sulla tenuta del nuovo esecutivo Massimiliano Menichetti ha intervistato Giorgio Bernardelli, esperto di Medio Oriente:

R. – Certamente è un governo che nasce molto debole - i numeri lo dicono in maniera molto chiara - anche se in realtà non si tratta della prima volta che Israele ha un esecutivo con una maggioranza risicatissima. Ma il punto è che questo governo è il risultato dell’esito, per certi versi sorprendente, delle elezioni tenutesi nel mese di marzo. Netanyahu era dato, fino agli ultimi sondaggi, in grossa difficoltà, quasi come se dovesse soccombere ed invece ha vinto. Solo che questo risultato elettorale, positivo per il suo partito, l’ha pagato con gli interessi nel momento della formazione del governo, perché le forze che apparivano come le sue naturali alleate hanno alzato il prezzo arrivando a portare tutta la crisi del sistema politico israeliano in chiara evidenza. Questo è un governo in cui ad esempio rientrano nella stanza dei bottoni partiti religiosi che erano stati precedentemente esclusi. Quindi anche questo tipo di tensioni mineranno la stabilità, perché i partiti religiosi cercheranno in ogni modo di riconquistare lo spazio che avevano perduto in questi ultimi anni.

D. – In questo governo c’è il riflesso di ciò che è stato sostenuto in campagna elettorale, ovvero l’appoggio ai coloni e il tema sicurezza…

R. – Questo sostanzialmente è il governo più a destra che Israele ha conosciuto negli ultimi 20 anni. E’ un governo in cui, forse, il partito di Naftali Bennet - partito in cui i coloni si riconoscono in maniera molto marcata - ha un peso determinante per la sopravvivenza; ma soprattutto è un governo che sul tema degli insediamenti, è un governo omogeneo. Mentre, per esempio, nella coalizione precedente c’erano ministri come l’ex ministro della Giustizia, Tzipi Livni, che frenavano su questo tema, ed erano molto attenti alle ripercussioni diplomatiche delle nuove case nella West Bank, questi contrappesi oggi non ci sono. E quindi sulla carta questo è un esecutivo che promuoverà nuove grandi operazioni in Cisgiordania, senza lasciare alcuno spazio per la trattativa con i palestinesi.

D. – Questo però accade con una maggioranza di 61 deputati su 120, quindi una maggioranza debole…

R. – Certo, diventa un governo esposto a qualsiasi alzata di scudi di qualsiasi membro della maggioranza. E teniamo presente che la società israeliana è una società molto frammentata. Noi tendiamo a guardarla sempre e solo dal punto di vista della questione, certamente cruciale, dei rapporti con i palestinesi, ma ci sono anche tante altre divisioni che attraversano Israele: ad esempio, come detto, quella tra laici e religiosi. Per cui è un governo la cui vita si preannuncia probabilmente molto breve.








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