2015-05-06 11:51:00

Save the Children: fermiamo le morti infantili prevedibili


Per i bambini poveri delle città il rischio della mortalità infantile è da 2 a 4 volte maggiore rispetto alla popolazione più benestante della medesima città. E’ la denuncia del 16mo rapporto sullo Stato delle Madri del Mondo, una classifica del benessere materno-infantile relativa a 179 Paesi del mondo. Il rapporto è stato presentato ieri da Save the Children in occasione dell’inaugurazione del Villaggio Save the Children all’Expo di Milano, una struttura di legno e bamboo che cercherà di far comprendere ai visitatori, bambini e adulti, il devastante impatto della malnutrizione e le soluzioni per contrastarla. Servizio di Francesca Sabatinelli:

In Norvegia, e nei Paesi del nord Europa  in generale, mamme e bambini vivono meglio, mentre è la Somalia il peggior posto al mondo per loro, preceduta, neanche a dirlo, da altri Paesi africani, dalla Repubblica Democratica del Congo alla Sierra Leone. In Somalia un bambino su sette muore prima dei 5 anni, in Norvegia, in Islanda, uno su 470. Il Rapporto sullo Stato delle Madri del Mondo quest’anno accende un faro su “Lo svantaggio urbano”, ossia sulla forbice tra “i bambini più poveri della città e i più ricchi, in termini di sopravvivenza e accesso alla salute, insieme alle loro madri”. Il significato lo spiega Valerio Neri, direttore generale di Save the Children Italia:

“Significa purtroppo che la situazione nelle città del mondo in via di sviluppo, ma non solo, la situazione sta diventando particolarmente dura ovviamente per le persone, le mamme, più povere. Dobbiamo tener presente che il 54% della popolazione mondiale vive nelle città. Siamo andati a indagare la situazione là dentro, nelle città povere. Abbiamo visto che a parità di città, e quindi di luogo comunque disagevole per chiunque vi viva, bambini e mamme povere hanno mediamente nel mondo due volte di più la possibilità che il bambino da 0 a 5 anni muoia, due volte di più! Ma in alcune città, prendiamo Nairobi, 5 volte di più. O in Ruanda o Cambogia, 5 volte di più. Bangladesh, Dacca, 3 volte di più. Quindi vediamo che c’è una sperequazione, una divisione, una ingiustizia, che sta aumentando tra povero e povero. Quindi c’è sembrato per la prima volta di dover alzare la voce e far sapere al mondo che dentro la povertà si stanno creando ulteriori sacche di disagio e di malessere e di morte”.

Negli slums del mondo vivono oggi 860 milioni di adulti e minori
Nella lotta alla mortalità e alla malnutrizione infantile, spiega l’Organizzazione, c’è il fronte aperto delle aree urbane, dove ci si trasferisce dalle campagne nella speranza di dare migliori condizioni di vita ai figli. Un dato tra tutti: negli slum vivono oggi 860 milioni di adulti e minori. Le disparità riguardano anche le città del cosiddetto primo mondo, un esempio ne è Washington DC, dove un bambino che vive nelle zone più povere corre un rischio dieci volte maggiore di morire entro il primo anno di vita di un bambino benestante.

“Fa molta impressione anche ai miei stessi colleghi americani che però sanno che purtroppo il loro Paese, gli Stati Uniti, pur così ricco e importante, ha sperequazioni, ingiustizie, all’interno delle classi molto molto violente. Evidentemente Washington, che ha periferie veramente poverissime, veramente dure, violente, è al capo lista di città di questo tipo. A dimostrazione che non c’è nessuno che si salva dall’ingiustizia, dalla povertà e dalla morte”.

Appello ai leader mondiali: mettere fine alle morti infantili prevedibili
Somalia, così come Ciad, Mali, Afghanistan, la maggior parte dei Paesi in coda alla lista sono segnati da crisi umanitarie, povertà endemica o guerre, che portano con sé – prosegue Neri – “carenza di cibo e malnutrizione e che possono causare il collasso anche di solidi sistemi sanitari “, come in Siria. L’Organizzazione intende quindi raccogliere firme da presentare al segretario delle Nazioni Unite Ban Ki-moon per chiedere ai leader mondiali di mettere fine alle morti infantili prevedibili entro il 2030.








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