2015-05-06 13:59:00

100.mo nascita Orson Welles. Il ricordo del fotografo amico Maggi


Cento anni fa nasceva nel Wisconsin George Orson Welles, attore, regista, sceneggiatore e produttore cinematografico statunitense. “Troppo grande per il cinema” lo definisce l’Osservatore Romano, “il più grande regista di tutti i tempi” secondo il British Film Institute: Welles è passato alla storia per capolavori come “Quarto Potere” e la trasposizione sul grande schermo degli shakesperiani Machbeth e Otello. Il servizio di Paolo Ondarza:

E’ annoverato tra le più grandi star della storia del cinema, ma è riduttivo legarlo al solo grande schermo. E’ poliedrico infatti il profilo di Orson Welles il cui talento spazia dall’ambito teatrale a quello radiofonico. Memorabile la trasmissione “La guerra dei mondi” durante la quale a soli 23 anni Welles scatenò il panico con una finta radiocronaca di un'invasione aliena.

Ladies and gentlemen, here I am back…

Fu un debutto stellare che gli diede fama e un contratto per tre pellicole: ne realizzò una sola “Quarto Potere”, considerato “il più bel film della storia”, ma non premiato dal botteghino. Troppo innovativa per il pubblico dell’epoca la tecnica del "panfocus” per mettere a fuoco sia i personaggi in primo piano che quelli sullo sfondo. Il ricordo di Maurizio Maggi, assistente e fotografo personale di Orson Welles:

R.  – Ho lavorato con Orson Welles e ho scattato tante foto, tutte foto "rubate" sul set. Gli ho chiesto se aveva un attimo per guardare queste foto, lui mi ha detto: “Va bene”. Le ha prese, le ha guardate con attenzione, con la sua calma; quando ha finito di guardarle mi ha chiesto di stampargliene 300. Poi successivamente ha chiamato il direttore della fotografia e gli ha detto: “Prendi un altro operatore perché da oggi lui diventa il mio fotografo personale”. Mi ha portato a Londra, poi quando eravamo a tavola mi voleva sempre vicino… Insomma gli ero simpatico, in poche parole!

D. – Gli scatti che lei ha realizzato ce lo consegnano nella sua spontaneità, proprio per quello che era?

R. – C’erano regole ben fisse che io ho capito tra le righe quando mi ha autorizzato a scattare le foto: non dovevo mai fotografarlo quando qualcuno lo aiutava a truccarsi, a mettere magari il tamburo del one-man band sulle spalle… Lui era il capo, l’uomo che faceva regia, produzione, trucco, di tutto. Quindi non voleva smitizzare questa immagine e non voleva essere fotografato in altro modo. Poi ci sono state foto che gli ho fatto vedere dopo averle realizzate e lui mi ha scritto: “Never to be printed”, mai da usare. E io non le ho mai usate, non le userò mai perché c’è un’etica che mi insegna questo.

D. – Se lei dovesse ricordare Orson Welles…

R. – Stare sul set con Orson Welles non era una lezione ogni secondo: ogni mezzo secondo imparavi qualcosa! Un mostro di genialità. Lui aveva idee geniali. Con tre manifesti faceva Londra! Un mostro, un mostro di bravura. Quindi aver lavorato con lui per me è stata, non una fortuna, ma un terno al lotto! Perché ho visto cose che non avrei mai imparato da nessuno.

D. – Non sempre incontrò il successo, probabilmente non fu capito il suo talento soprattutto nella prima fase, dopo "Quarto potere". Secondo lei a cosa è imputabile?

R.  – Non voglio fare frasi fatte ma genio e sregolatezza vanno di comune accordo. Sappiamo tutte le storie dell’Otello in cui ha cambiato 4 attrici, 5 operatori... Lui si "autoproduceva", andava a fare un film come attore, prendeva i soldi e li spendeva per il film Otello e continuava a girare… Per cui è il suo carattere. Il genio folle. Infatti gli americani che sono "super quadrati" sul lavoro lo hanno un pochino emarginato.

Trasferitosi in Europa a causa di difficoltà economiche si autofinanziò come regista attraverso apparizioni in film altrui. “Machbeth”, “Otello”, “Il processo” lo consacrano. La fama aumenta dopo la morte sopraggiunta nel 1985 ad Hollywood. Palma d’oro a Cannes nel ’52, Oscar alla carriera nel ’71, per chi lo ha conosciuto Welles resta ineguagliabile. Ancora Maggi: 

R. – Nel cinema mondiale il film le che ha più spessore, più interesse, è sempre “Quarto potere" di Orson Welles. E io sono felice perché ho lavorato con lui circa tre anni spesso e tanto.

D. – Ha eredi a livello di registi, professionale?

R. - No, no, no …

D. – Resta unico e impareggiabile

R. – Direi proprio un "sì" gigantesco!








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