2015-05-03 11:19:00

Colloqui in Qatar tra governo afghano e talebani


Colloqui in Qatar tra governo afghano e talebani. Si tratta di una "Conferenza di ricerca" promossa sabato e domenica dall’organizzazione canadese "Pugwash International". Tra i partecipanti, L'ex presidente, Hamid Karzai, l'attuale "chief minister" afghano Abdullah,  vari parlamentari e, poi, otto rappresentanti del cosiddetto Emirato islamico dell'Afghanistan. Dell’incontro e delle prospettive dell’Afghanistan, Fausta Speranza ha parlato con Luigi Serra, docente dell’Università Orientale di Napoli:

R. – Un ambito di ricerca dà per scontato che si possano trovare elementi interessanti. In questo caso, possibili elementi di pace, di conferma della stabilità che apparentemente l’Afghanistan dà la sensazione di avere trovato. E di prospettiva, nel senso che se questa ricerca veramente conferma gli elementi sperati di riappacificazione, di affermazione di un certo vettore di democrazia e di accortezza politica, tutto ciò possa riverberarsi come suggerimento utile, come indirizzo utile, all’intera area, che significa il Pakistan, l’India, soprattutto l’Iran, vicino per un altro verso, con riverberi sulla questione israelo-palestinese.

D.  – L’Afghanistan non è un Paese pacificato, quali sono le mosse da sperare?

R.  – Le mosse da sperare sono che a questo processo di pacificazione concorra moltissimo quella componente che noi definiamo “talebana”. Talebani che al momento sembrano disposti non dico ad un colloquio, a una dichiarazione di cancellazione del passato belligerato, ma quantomeno sembrano disposti ad avviare conversazioni e incontri, intese di miglioramento della situazione pregressa.

D.  – Ricordiamo che abbiamo avuto un emirato islamico in Afghanistan tra il ’96 e il 2001 proprio con i talebani. Oggi?

R. – Oggi, il rischio grave è che quell’emirato del ’96 possa trovare una riedificazione locale ad imitazione di quello iracheno, siriano. E’ la grossa fase di dubbio che circonda al momento l’Afghanistan. Nelle viscere profonde del Paese che quell’emirato alimentarono ci sarà una reazione a non riedificare un passato, a cancellare piuttosto, con una lotta dichiarata all’Isis, un passato che pure gli è appartenuto? Ecco un interrogativo. Mi auguro che questa Conferenza di ricerca, fra i temi da ricercare e da confermare, trovi anche questo: il coraggio di fare i conti con la storia e definire quel passato negativissimo, assolutamente incongruente per l’Afghanistan e di stimolazione negativa per le aree vicine.

D. – Da una parte, i talebani di cui abbiamo detto, dall’altra il governo: che dire del percorso fatto dalle istituzioni in questo periodo?

R. – Non è stato sempre trasparente, non è stato sempre coraggioso, non è stato sempre determinato nell’affermare una linea politica che porti verso orizzonti di cui parlavamo prima. Il governo dovrebbe essere più dichiaratamente vicino alle gerarchie internazionali. Dico “gerarchie” e non dico Stati, non dico nazioni, non dico politiche, ma voglio dire istituzioni capaci di determinare una scelta condivisa; in Afghanistan, come in Iraq, come in Siria, come altrove, come con i Boko Haram in Africa, per esempio.








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