2015-05-02 14:11:00

Nepal, governo: nessuna speranza di trovare altri superstiti


In Nepal, secondo il governo, non c'è più alcuna possibilità di trovare altri sopravvissuti al terremoto che ha colpito il Paese sabato scorso. Il numero delle vittime finora accertate sono oltre 6.600, ma i morti potrebbero superare abbondantemente i 10mila. I soccorsi proseguono senza sosta tra grandissime difficoltà. Intanto oggi è stata registrata una nuova scossa di magnitudo 5,1. A Kathmandu sono arrivati anche esponenti di Medici senza Frontiere. Sul loro intervento Emanuela Campanile ha sentito Andrés Weisz, responsabile economico dell'associazione:

R. – Ci sono diverse questioni da considerare. La prima questione, ovviamente, è andare dove c’è necessità, dove la gente non ha avuto risposta da altre organizzazioni. La natura di Medici senza Frontiere, infatti, storicamente, è quella di arrivare dove gli altri non arrivano. E poi, se è possibile, andare a sistemare in questo posto un ospedale gonfiabile, che pur essendo un ospedale mobile - una tenda che si gonfia, con una sala di chirurgia - ha bisogno di certe condizioni, a livello di terreno, per funzionare. Un’altra difficoltà è poi se l’elicottero sia in grado di portare questo ospedale nel punto dove si vuole atterrare.

D. – Quanti operatori di Medici senza Frontiere ci sono ora a Kathmandu o nelle zone limitrofe?

R. – In tutto il Paese, in questo momento, siamo in 90.

D. – Riuscite a comunicare tra di voi, a capire qual è la situazione fuori Kathmandu?

R. – Abbiamo quattro equipes sul terreno, che stanno già operando in diversi posti, e siamo ovviamente tutti collegati tra di noi e tutti coordinati. Stiamo già lavorando in diverse zone e in diversi modi. Alcuni sono già arrivati per via area, altri solo via terra. E’ difficile, infatti, avere elicotteri, a causa dei problemi climatici. Siamo, però, tutti coordinati e l’obiettivo è arrivare ad un certo numero e ad una certa natura di posti, che sono abbastanza remoti e di difficile accesso. Oggi, dunque, stiamo facendo una missione esplorativa per controllare il confine a Nord del Paese – da Kathmandu verso Nord – e le montagne al confine con la Cina, per vedere qual è la situazione. Sono posti dove, dal punto dove si arriva in macchina fino al villaggio, ci vogliono dieci giorni a piedi.

D. – Le autorità locali vi aiutano?

R. – Le autorità locali si sono mostrate disponibili. Ovviamente, al di là della questione della disponibilità, di fronte ad un’emergenza di questa natura nessuno è ovviamente preparato, e questo Paese poi ha scarse risorse in genere. Considerando questo, sì, si sono mostrati disponibili.

D. – Qual è l’emergenza sanitaria attuale?

R. – Si sta valutando la situazione. Finché non torneranno, non faranno un rapporto di quello che hanno visto e non comincerà l’operazione, è molto difficile dare una risposta concreta. Per la natura di quello che è successo e per l’esperienza che abbiamo, i problemi più grandi in queste situazioni sono quelli riguardanti la chirurgia, che, ovviamente, è stata colpita e ferita dal movimento sismico e, secondo - prima della salute, attenzione! – il fatto che ci sia gente che è stata colpita, anche se non gravemente, ma che non ha accesso ai centri sanitari. Terzo, dare alla gente la capacità di sistemarsi in un alloggio di qualsiasi tipo; la distribuzione di beni di prima necessità – coperte, utensili di cucina. Queste sono le necessità primarie. Al di là della natura della nostra organizzazione, ci sarà un aiuto alimentare probabilmente. Immagino, infatti, l’impatto che ha tutto questo sulla capacità della gente di accedere al cibo. E questo deve pure essere considerato. Questo, però, va al di là di quello che facciamo noi come organizzazione.








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